Un cucciolo
via internet. Sono ormai tanti i siti che propongono la vendita di cani delle più diverse taglie e caratteristiche a costi decisamente inferiori rispetto a quelli di mercato. Basta rispondere agli annunci e nel giro di due, tre ore arriva già la e-mail con prezzi e razze. Se l’aspirante padrone conferma l’acquisto, il cucciolo
viene addirittura recapitato a casa. È l’ultima tendenza di un business milionario, nato dal desiderio sempre crescente di avere un amico a quattro zampe tra le mura domestiche.
Infatti, l’impennata delle richieste di cani, soprattutto in determinati periodi dell’anno, come Natale, rende talvolta difficile agli allevatori tradizionali soddisfare tutte le esigenze. Per questo, è nato un mercato parallelo di esemplari importati da altri Paesi, soprattutto dall’Est europeo, che finiscono nelle vetrine e nelle fiere. Aspettando che qualcuno li compri.
Dalle "fattorie" ai negozi
Sono molti i commercianti che si riforniscono in queste zone, guadagnando sul prezzo all’origine e facendo risparmiare gli acquirenti: in media, i cuccioli di razza
vengono pagati tra i 10 e 20 euro l’uno e sono rivenduti nei negozi a circa 500, 600. In un allevamento, invece, per un cane di razza bisogna sborsare più o meno 1.200 euro.
Gli affari vanno bene da anni, anche se le associazioni animaliste cercano di scoraggiare l’acquisto sia dagli importatori abusivi che dai negozi, spingendo per l’adozione di cani abbandonati nei canili e denunciando cosa succede nelle cosiddette "fattorie dei cuccioli", vere e proprie catene di montaggio.
I cuccioli che nascono in questi ambienti, in condizioni igieniche pietose e senza alcun controllo sanitario, sono a
rischio di sopravvivenza: hanno spesso malattie della pelle, sono pieni di parassiti e privi di vaccinazioni. Quindi sono molto deboli e soggetti a qualunque tipo di contagio. Inoltre, vengono tolti alle madri verso i 30
giorni di vita, dato che a 40, con quell’aspetto buffo e tenero che attrae tanti genitori e bambini, sono più facilmente vendibili.
I cuccioli affrontano poi due, tre giorni di viaggio sistemati su camion affollatissimi. Senza acqua e con poco da mangiare, sfiniti, esposti alle malattie infettive, muoiono in gran numero durante il tragitto, circa il 40, 50%.
La maggior parte dei piccoli quattro zampe proviene dalla Romania, Bulgaria, Ungheria, Polonia, Slovacchia; ultimamente anche dalla Serbia ed Albania. Arrivano in Italia dal Brennero, da Tarvisio, da Trieste o da valichi minori come quello di Prosecco, vicino a Gorizia. Sono venduti ai negozianti o, addirittura, in prossimità dei caselli autostradali. Per questi trafficanti entrare in Italia è molto facile: sanno qual è il momento giusto per attraversare i confini, spesso si spacciano per turisti o camionisti e nascondono la loro merce nei camper o nei tir.
Punture per "tenerli su"
Arrivati nelle fiere o nei negozi, ai cuccioli superstiti vengono fatte delle iniezioni
per dare l’impressione che siano sani, vivaci, saltellanti. L’effetto di queste punture svanisce però nel giro di 3, 4 giorni e il calo di energia spesso si accompagna ad un calvario che si conclude con la morte del cagnolino, già debole perché staccato troppo presto dall’allattamento materno. Circa il 30% di loro non ce la fa e a nulla servono le cure veterinarie.
Ormai l’80% dei negozi di animali vende cani provenienti dalle "fattorie". In questo modo i guadagni sono elevati: ad esempio, i bulldog inglesi, comprati a non più di 70 euro vengono rivenduti a 1.500, 2.000; i pechinesi passano dai 50 euro iniziali

a 1.400. È un giro d’affari di
12 milioni di euro l’anno, tanto che molti importatori di animali esotici sono passati al più redditizio mercato dei cagnolini.
Molti commercianti disonesti non si fanno scrupoli nell’assicurare al cliente che i loro cani arrivano da "prestigiosi" allevamenti italiani. In realtà, non è così: nessun allevatore serio confinerebbe cuccioli di pochi giorni in una gabbia e in vetrina, in un ambiente sconosciuto, lontano dalla madre e dai fratellini. Infatti, tengono con sé gli animali fino al momento di affidarli al proprietario, che viene istruito su come trattare il nuovo "amico". Anzi, il miglior amico dell’uomo.
©Mondo Erre - Gianna Boetti