Dimensioni ridotte e olfatto straordinario. Da oltre un anno, un buon numero di topolini è stato “arruolato” nell’esercito colombiano con il compito di scovare le circa 100 mila mine ancora inesplose, nascoste nel sottosuolo del Paese.
Dati alla mano, sembra che i coraggiosi roditori riescano ad annusare e stanare il 96% degli ordigni in totale sicurezza. Dotati di fiuto eccezionale, pesano anche poco: possono così calpestare il terreno minato senza innescare esplosioni.
Giocare per imparare
È un reparto speciale della polizia colombiana che si occupa del loro

addestramento. E si fa
aiutare dai gatti. L’idea è di far convivere per qualche tempo gli storici nemici: secondo gli studiosi, i topi, rimanendo a stretto contatto con i felini, imparerebbero a concentrarsi meglio e ad essere più determinati. Non solo. Si è osservato che topi e gatti insieme preferiscono giocare piuttosto che attaccarsi: fatto che, secondo i ricercatori, oltre a far sentire i topolini a loro agio, li rende più sicuri nell’ambiente circostante e quindi più abili nel destreggiarsi. Diventando, così, degli “stanatori” ideali per le mine.
Comunque, per evitare feriti sul campo, le unghie dei gatti vengono protette da una speciale copertura. Poi, tra un gioco e l’altro, ai minuscoli roditori vengono impartite lezioni sulla missione da compiere, come ad esempio bloccarsi non appena annusata la mina. Imparano velocemente: in breve tempo riescono ad associare l’odore dell’esplosivo a quello delle banane o delle noccioline, di cui sono golosi. Ovviamente, ogni volta che trovano un ordigno, vengono ricompensati con uno di questi frutti.
Lunghi circa 35 centimetri, peso intorno al chilo e in grado di adattarsi ad ogni tipo di clima e di suolo, i topi possono perlustrare 200 metri quadrati in un’ora, una superficie che agli uomini richiederebbe almeno quindici giorni di lavoro.
Nata nel 1997 da un’organizzazione belga, che aveva anche iniziato ad addestrarli e a metterli alla prova, l’idea di utilizzare questi piccoli mammiferi per scovare le mine nascoste ha convinto anche il Mozambico, dove si stima siano rimaste a terra più di un milione di mine anticarro e antiuomo. Con buoni risultati: in pochissimo tempo, i topi hanno bonificato un’area di 55 mila metri quadrati.
“Medici” speciali
Da un altro potente fiuto arriva un altro grande aiuto per l’uomo. Fin dal primo giorno del terremoto all’Aquila, un buon numero di cani instancabili non si è risparmiato nella disperata ricerca di trovare dei superstiti sotto le macerie. Soprattutto border collie, ma anche tanti meticci, sono stati “sguinzagliati” nella città e nei paesi devastati per aiutare i soccorritori nel loro difficile compito di salvare più vite possibili.
Olfatto prodigioso, i fedeli quattro zampe sono fondamentali
nell’individuare i corpi, guidando i soccorsi nei punti giusti in cui scavare: addestrati per cercare l’odore di una persona sotto le macerie, una volta identificata si mettono ad

abbaiare e scodinzolare, catturando l’attenzione dei loro padroni.
E non è tutto. Secondo recenti ricerche, il naso dei cani potrebbe essere utile nelle corsie d’ospedale, a caccia di malattie. Anche se sembra un’ipotesi fantascientifica, gli studiosi ritengono che questi animali, con un addestramento mirato, sarebbero in grado di fiutare alcune malattie.
Sono invece già realtà i cani capaci di fiutare il denaro contante. Si chiamano cash dogs e al momento agiscono solo in Gran Bretagna e in un altro paio di nazioni. Impiegati prevalentemente negli aeroporti, sono di fondamentale aiuto nell’identificare persone che trasportano illecitamente grosse somme di quattrini da un Paese all’altro.
Profumo di casa
Quanto a naso, non scherzano nemmeno
i pesci. Ad esempio, gli esemplari appena nati che vivono intorno alle barriere coralline, dopo essere stati trascinati a chilometri di distanza dalle correnti dell’oceano, riescono a ritrovare la strada di

casa. Scienziati australiani hanno scoperto che i pesciolini fiutano la particolare composizione chimica del loro banco di coralli e li raggiungono in poco tempo.
Le anguille, dal canto loro, riescono a risalire i fiumi dove sono nate grazie all’olfatto; lo stesso vale per i salmoni, che sanno riconoscere dall’odore il corso d’acqua dolce in cui sono nati. Gli squali sono poi dei veri fenomeni: hanno due narici in grado di percepire una goccia di sangue in mille litri d’acqua, mentre assaggiano l’acqua con dei “bottoni” gustativi sparsi per tutto il corpo.
Ai koala il naso serve invece per scovare il cibo preferito. Vegetariani, si nutrono delle foglie d’eucalipto, presente in natura con cinquecento specie diverse. Siccome solo sei sono di loro gradimento, i furbi animaletti sfoderano tutto il loro potente fiuto per trovarle.
Fragranze addio
Secondo una recente ricerca, lo smog sta affievolendo gli aromi naturali. Se nell’Ottocento alcuni odori si espandevano anche per un chilometro, oggi si disperdono in 200 metri. Cancellati dall’inquinamento, i profumi dei fiori svaniscono: per colpa di auto, ciminiere e pesticidi sembra si vada perdendo il 90% delle fragranze floreali.
A patire i danni maggiori sono gli insetti, che non riescono più a riconoscere il profumo di glicini, acacie, biancospini e altre bellezze. Se fino a un centinaio di anni fa individuavano l’aroma a oltre mille metri, attualmente il raggio d’azione del loro olfatto si è ridotto drasticamente. Per i ricercatori, l’inquinamento entra in relazione con le molecole degli odori floreali, intercettandole e modificandole, ovvero rendendole irriconoscibili. Vita sempre più dura per api, farfalle e bombi.