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Melody in salsa rock



Nessuno è profeta in patria. Il detto calza a pennello ai Melody Fall, quartetto torinese di belle speranze che ha incominciato da poco a percorrere i territori delle sette note. Per loro, infatti, la prima botta di popolarità non è arrivata dall’Italia, ma bensì dall’estero e in maniera sorprendente. Senza uno straccio di contratto e con tante speranze in tasca, il gruppo crea nel 2004 sul sito MySpace la propria “pagina” web, inserendo ovviamente alcune loro canzoni già rodate nei concerti.
Scatta subito un passa-parola tra gli internauti, che fa aumentare vertiginosamente i contatti. Piacciono i loro brani, cantati in inglese e ispirati al rock-punk-pop sulla falsariga di Blink 182 e Green Day, e piacciono soprattutto oltre i confini nazionali, dal Giappone alla Francia agli Stati Uniti. Se ne accorge anche l’etichetta indipendente genovese Wynona Records, che offre alla band un contratto.
All’inizio del 2007 i Melody Fall esordiscono con l’album “Consider us gone” che crea un bel “movimento” intorno a loro anche dalle nostre parti. E il successo, da sotterraneo, si fa sempre più visibile, sulla rete ma anche nelle vendite, tanto da spingerli a giocare anche la carta del Festival di Sanremo.
Il gruppo è così ammesso alla manifestazione ligure con “Ascoltami”, primo pezzo cantato in italiano del loro repertorio, dove hanno ottenuto ottimi riscontri: sono loro la rivelazione della gara. A conferma, l’immediato successo del secondo album, intitolato semplicemente “Melody Fall”, con otto brani eseguiti nella nostra lingua più il ripescaggio di una manciata di canzoni in inglese tratte dal disco precedente.
Tra una prova e l’altra a Sanremo, Mondo Erre si è messo in contatto telefonico con Fabrizio “Fabry” Panebarco, voce, chitarra e compositore dei brani della giovane formazione, per farsi raccontare questa splendida avventura appena iniziata.

L’intervista


In quale misura internet vi ha aiutato a diffondere le vostre canzoni?
Tantissimo. Senza il web e un sito come MySpace forse non saremmo mai riusciti a farci notare. La creazione di un nostro spazio dove “pubblicizzare” quanto facciamo è stato decisivo. Attraverso la rete ci siamo fatti conoscere in Giappone e in Francia, i primi ad apprezzarci, e sempre grazie a internet la nostra casa discografica ci ha scoperto.

Come mai avete scelto subito di cantare in inglese?
Abbiamo sempre ascoltato gruppi rock inglesi e statunitensi e al momento di comporre è stato naturale esprimerci con la lingua della regina Elisabetta. Inoltre, dal punto di vista della metrica, si adatta meglio al rock rispetto all’italiano.

Per Sanremo, però, avete dovuto adottare l’italiano.
Lo richiede il regolamento e, seppur con qualche difficoltà dovuta al fatto che siamo abituati a scrivere in inglese, il risultato mi sembra buono, tanto che ci abbiamo preso gusto e realizzato altri brani in italiano per questo album.

Quali differenze ci sono con il precedente lavoro?
È certamente più vario e credo segni un progresso rispetto al primo disco. D’altra parte, siamo maturati grazie alle esperienze fatte sul palco. Inoltre, c’è maggiore attenzione alle melodie, come d’altronde rispecchia il brano presentato all’Ariston. È scaturito un intreccio di suoni rock dal sapore internazionale con il gusto melodico italiano.

Sei il compositore del gruppo. Cosa vuoi dire a chi ti ascolta?
In ogni canzone cerco sempre di focalizzare un’emozione che ho provato. Per questo passo dall’introspezione alla tristezza alla gioia, sentimenti che poi hanno tutti. Per questo penso che i ragazzi che mi ascoltano riescano a immedesimarsi in ciò che scrivo.

Tanti ragazzi vorrebbero essere al vostro posto. Cosa consiglieresti a chi sogna di diventare un musicista di successo?
Ci vuole tanto lavoro, sacrifici, determinazione e un pizzico di fortuna. Una buona mossa è creare su MySpace la propria vetrina, come abbiamo fatto noi. È facile da realizzare, non costa nulla e offre visibilità. E poi bisogna studiare sugli strumenti ogni giorno, c’è sempre da imparare.

Cosa avete provato a salire sul palco di Sanremo?
Una scarica di emozioni forti indescrivibile. La stessa vissuta quando abbiamo ascoltato per la prima volta il nostro pezzo arrangiato con l’orchestra: sembrava che una favola si materializzasse davanti ai nostri occhi. Inoltre, trovarci a contatto con alcuni dei più grandi professionisti della musica italiana e vederli all’opera è stato magnifico.

CLAUDIO FACCHETTI



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©AGOSTINO LONGO
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