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3. LA GLOBALIZZAZIONE

CHE COSA È

La parola “globalizzazione” è entrata nel vocabolario quotidiano negli ultimi trent’anni, ma l’”idea” circolava già tra alcuni intellettuali dell’Ottocento e di inizio Novecento.global

È un grande mercato senza frontiere nel quale vengono confezionati e distribuiti beni materiali, soldi, ma anche mode e stili di vita e messi in circolazione su scala mondiale “in tempo reale”.

I registi della circolazione mondiale dei prodotti sono gli Stati Uniti, il Giappone e l’Europa.

Gli operatori esecutivi sono le multinazionali industriali, alimentari, farmaceutiche, le banche, le aziende della new economy che, con il loro fatturato, superano sovente il Prodotto Interno Lordo (PIL) degli Stati stessi. Ma anche le società finanziarie, il G8, la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, l’Organizzazione mondiale per il Commercio (WTO), Organizzazione per lo sviluppo Economico (OCSE).

L’espansione di questa “rete” a livello planetario è avvenuta sotto la spinta del progresso delle tecnologie, dei mezzi di comunicazione, di produzione e di trasporto: essi hanno azzerato le distanze, ridotto i costi di produzione, favorito lo scambio dei progetti, degli ordini, delle transazioni bancarie e delle merci; e con il contributo dell’inglese come lingua franca.

TANTE GLOBALIZZAZIONI

A – LA GLOBALIZZAZIONE ECONOMICA

è la più diffusa e visibile. Ma anche la più antica. Riguarda il movimento di persone, merci, mezzi di trasporto tra terre diverse.

Fu avviata al tempo dei Fenici, Cartaginesi e Greci ed ebbe un’impennata decisa nella seconda metà del 1200;

venne potenziata con le imprese dei grandi esploratori del 1440-1600 ( Vasco de Gama, Magellano, Marco Polo, Cristoforo Colombo…).

si estese su larga scala nella seconda metà del 1800 tra il nord Europa e il Nuovo Mondo (USA, Canada, Argentina, Brasile, Australia);

si è universalizzata con la colonizzazione ed europeizzazione della Terra (1942), con il passaggio dalla civiltà agricola quella industriale, e con la costituzione dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO);

si è consolidata all’indomani della caduta del muro di Berlino (1989) e del blocco sovietico; dal bipolarismo USA-URSS si è passati alla triade: USA-Giappone-Europa

I VANTAGGI:

ha favorito il miracolo economico in alcuni Paesi dell’Asia Orientale e dell’America dei primi anni ’90,

la povertà è diminuita a livello mondiale più negli ultimi 50 anni che durante gli ultimi 500,

le condizioni di vita negli decenni sono migliorate in qualità in quasi tutte le regioni del mondo (rapporto ONU 1997) La Corea del sud è diventata membro dell’OCSE, un tempo club privato dei soli Paesi occidentali,glob

stimola il progresso tecnologico e la conoscenza tra i colossi industriali,

assicura maggiori risparmi e guadagni per le aziende,

facilita il movimento dei capitali tra “piazze finanziarie” anche molto distanti fra loro.

I PERICOLI:

è un meccanismo fragile. Le previsioni ottimistiche dei primi tempi che parlavano della distribuzione della ricchezza generale non si sono avverate: lo conferma la crisi di fine secolo (Russi, America Latina, Asia, Africa);

è cresciuto il divario tra le economie dei Paesi ricchi e quelle dei poveri (rapporto ONU 1999);

favorisce gli interessi delle multinazionali e la speculazione finanziaria, soffocando le piccole e medi industrie;

è una forma di neo-colonialismo o imperialismo;

la concentrazione dell’economia in poche mani limitala concorrenza con probabile diminuzione della qualità dei prodotti;

lo spostamento delle fabbriche nei Paesi in via di sviluppo sovente si traduce in sfruttamento selvaggio delle loro risorse senza un miglioramento della loro vita, anzi espandendo il lavoro nero e lo sfruttamento minorile;

la crisi economica di uno Stato può coinvolgere con “effetto domino” tutti gli Stati collegati;

i sindacati vedono limitato il loro potere contrattuale;

i costi più ridotti fanno crescere i consumi nei Paesi del Nord e in quelli in cui potenziare il consumismo (Europa Est, Asia, Cina, America Latina), con conseguente aggravamento dell’inquinamento e dell’effetto serra;

nei Paesi del Sud in cui vengono impiantate le fabbriche occidentali si allarga il lavoro e lo sfruttamento minorile (cf. palloni, scarpe e tappetti fatti dai bambini);

cresce la micro-delinquenza minorile quella “ufficiale” delle mafie internazionali (Yakutza giapponese, Cartelli colombiani, Mafia cinese e russa…) con traffico di narcotici, commercializzazione di imitazioni di marchi famosi, trasporto di immigrati clandestini, turismo sessuale, diffusione di materiale pornografico, vendita di organi, riciclaggio di denaro, subappalto delle commesse delle multinazionali (giocattoli, palloni, tappeti, scarpe…);

molti Paesi del Sud impoveriscono sempre di più e vengono esclusi dal giro (è il caso dell’Africa) perché non possono produrre beni a minor costo (come avviene con gli asiatici), e non sono buoni consumatori perché non hanno i soldi per comperare;

le risorse e le materie prime della Terra sono diventate bene privato in mano al capitalismo selvaggio.

B – GLOBALIZZAZIONE CULTURALE:

normalmente uno Stato forte con un’economia forte impone anche la sua cultura. È il caso del USA, la più grande potenza economica con le maggiori industri e banche. Una simile leadership economica diventa egemonia culturale.

Si esprime con la cosidetta American way of life (= americanizzazione degli stili di vita), la diffusione dell’inglese come la lingua più parlata, il predominio dei film telefilm made in USA.

I PERICOLI:

possibile perdita delle singole identità culturali;

affievolimento della memoria storica che livella tutti;

gli avvenimenti vengono letti e interpretati sotto l’influsso dei mezzi di comunicazione più potenti;

nascita di movimenti leghisti e secessionisti per difendere i privilegi di ogni comunità.

C - GLOBALIZZAZIONE ETICA-RELIGIOSA:

L’unica forma di globalizzazione priva di rischi è quella dell’umanità vista come “una sola famiglia”. È quanto propone la Chiesa:

al centro sia messo l’uomo e non il profitto,

ci siano tolleranza, libertà e giustizia tra le nazioni senza discriminazione economica, culturale e sociale. Una civiltà basata sul rispetto e sull’amore come annuncia il vangelo di Cristo.

I PERICOLI:

sincretismo religioso (un “fai-da-te” tra le diverse fedi, es: New Age), religiosità troppo soggettivistica, slegata dalla comunità di appartenenza.

D – LA GLOBALIZZAZIONE SOCIALE

il vicino di “pianerottolo” oggi non è soltanto chi abita di fronte al nostro appartamento, ma anche chi esce di casa a Manhattan o a Parigi. È questa una della “magie” compiute a livello planetario dai moderni mezzi d’informazione. Il “tempo reale” in cui “informano” il mondo su usi, costumi e idee, costituisce un vero “villaggio globale”.

Però i veri collegamenti di interesse vengono costruiti tra comunità distanti ma ritenute importanti dal punto di vista economico, con esclusione delle altre, abitualmente più povere. Per cui queste ultime restano tagliate fuori da qualsiasi beneficio.

I PERICOLI:

livellamento dei bisogni sociali,

emarginazione dei ceti più deboli,

perdita delle originalità di ogni popolo e nazione.

I NO GLOBAL

Nemico numero uno della globalizzazione è la variopinta galassia del popolo di Seattle, ribattezzato recentemente no global.

È un insieme di gruppi, movimenti, associazioni, centri sociali, congregazioni missionarie che contestano in maniera pacifica o violenta i summit dei capi di Stato e dei responsabili dell’economia mondiale.

La prima “uscita” di forte contestazione è stata inscenata a Seattle (1999) durante il Milennium round dell’Organizzazione Mondiale del Commercio.

Altra spettacolare esibizione degli antiglobalizzatori si è ripetuta durante il G8 a Genova (luglio 2001), caratterizzato da scontri violenti (in cui è morto il giovane Giuliani), centinaia di feriti, arresti e danni per decine di miliardi, provocati dall’ala estremista dei black blok (blocco nero).

Protagonisti di queste manifestazioni di piazza sono:

il cellulare, ideale per comunicare la strategia migliore a seconda della situazione;

internet, ottimo per mettere in contatto Paesi e continenti. diversi, creare mentatlità e programmi strategici, mobilitare le masse. Proprio alla rete si ispirano i vari protagonisti: Rete di Lilliput e Rete Contro G8.

N.B. Piccolo controsenso: i no-global utilizzano alla perfezione dei mezzi tipici della globalizzazione che vogliono contestare (telefonino e internet). Gli interessati replicano che la loro ribellione non è controlla tecnologia ma i suoi risvolti economici.

PER CAPIRE MEGLIO

I “PORTAVOCE” DEL NO GLOBAL

Sono entrati in scena, in questi ultimi tempi, personaggi-portavoce dei gruppi antiglobalizzatori:

In Italia: Vittorio Agnoletto, Franco Gesualdi e Luca Casarini

In Francia: José Bovè

Papa Giovanni Paolo II ha più volte criticato la globalizzazione selvaggia e messo in guardia contro i pericoli del capitalismo. Altrettanto fanno diverse associazioni cristiane.

Il libro cult: No logo di Noemi Klein. Da leggere con spirito critico ponendo attenzione alle ipocrisie e contraddizioni del movimento.

Slogan no-global: A Genova 2001: “Un altro mondo è possibile”; a Porto Alegre, Brasile (sede del Forum sociale dal 31 gennaio-5 febbraio 2002, in opposizione al summit dei Grandi a New York): “Un altro mondo è in costruzione”.

Il cantante: Manu Chao

COMMERCIO EQUO SOLIDALE

In Italia esistono 3.000 punti vendita delle Botteghe del commercio solidale. Vendono prodotti “garantiti”, di ottima qualità, dal prezzo e dal guadagno giusti, il cui ricavato è equamente distribuito tra produttori e venditori.glob

Infòrmati se esiste dalle tue parti una di queste botteghe e confronta i suoi prodotti con quelli dei supermercati per valutarne le differenze.

CITAZIONI

“La moderna industria ha creato il mercato globale […] che ha determinato l’enorme sviluppo del commercio, della navigazione, delle comunicazioni. Tale sviluppo ha contribuito a sua volta all’espansione dell’industria […]i cui prodotti non sono più consumati nel mercato interno, ma ai quattro angoli del mondo”

(Karl Marx e Friedrich Engels, Manifesto del Partito Comunista del 1848)

All’affamato da’ subito un pesce per sfamarlo, dagli la canna da pesca per pescare domani, ma soprattutto non rubargli più il suo lago”

(Giuliana Martirani, Il drago e l’agnello, Paoline 2001)

Bisogna “intessere di solidarietà le reti delle interdipendenze economiche, politiche e sociali, che i processi di globalizzazione in atto tendono ad accrescere”

(Giovanni Paolo II: Giornata mondiale della pace, 1° gennaio 2000).

IL FILM

Pane e rose di Kenloach

IL LIBRO

Emanuele Fucecchi, Glob glob, Edizioni EMI

LAVORO DI GRUPPO

Inventate una campagna pubblicitaria per lanciare sul mercato i prodotti del commercio equo e solidale.

Scrivete su un cartellone uno slogan no-global e alcuni suggerimenti pratici sull’uso critico e intelligente dei beni di consumo.

FORUM

Che cosa ne pensi delle diverse citazioni?

I movimenti no global si battono per un mondo libero dalla strpotere delle multinazionali e dagli effetti negativi della globalizzazione (computer, internet, telefonini…). Non è una contraddizione questa?

Internet e la rete sono il simbolo più vistoso della globalizzazione. Che impatto culturale ha questo potente mezzo di comunicazione sulla società? Metti in risalto i pregi e i limiti.

Conosci qualche esempio di globalizzazione della solidarietà verso i Paesi più poveri del mondo?

© Valerio Bocci • Mondo Erre

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