All’inizio si fa quasi finta di niente. La data degli
esami e le materie su cui prepararsi, appena comunicate dai prof, sembrano
lontane. Poi, man mano che si avvicinano come le truppe greche all’assalto di
Troia, incominciano i guai. Si sfoglia nervosamente il calendario, si guarda
l’orologio, crescono le insicurezze. E quando l’ora X è ormai imminente, lo stress è salito vertiginosamente. Lo
capisce subito chi transita dalla vostre parti: basta un leggero tocco e
saltate come una molla.
Gli esperti sono
concordi. Lo stress da esami esiste e si manifesta con perdita di sonno, di appetito, mal di testa e nausea, nervosismo
diffuso. Come fare per arginarlo e
andare sorridenti al fatidico appuntamento? Un buon sistema è pianificare lo
studio, includendo brevi break. Consigliati: ascoltare musica, schiacciare un
pisolino, uscire di casa, ovviamente senza esagerare, in tempi stabiliti e da rispettare rigorosamente. E al
momento degli esami, la soluzione ideale per stemperare il batticuore sembra
quella di parlare con gli altri ragazzi per
dare consigli o sostegno.
Come un atleta che si allena per lunghi mesi in attesa della gara finale, anche tu devi prepararti all’esame già durante l’anno scolastico. La tua palestra è la classe, gli allenatori sono i prof. Rizza le antenne durante le lezioni e non aver timore di chiedere una razione in più di spiegazione se non comprendi qualche passaggio. Scambia informazioni e commenti con i tuoi compagni, prendi appunti da rivedere a casa, fai attenzione alle interrogazioni. Il lungo allenamento di darà sicurezza per l’ultimo scatto: agli esami, in fondo, viene chiesto ciò che si è studiato nel corso dell’anno.
Svolgi con puntualità i compiti che ti vengono assegnati
a casa, e ordina una volta alla settimana gli argomenti affrontati dividendoli
per materie e regole. Puoi farlo impostando un piccolo sommario al computer o
su un quaderno. Diventerà la tua “banca
dati”, una specie di promemoria suddivisa per argomenti, per facilitarti la
consultazione e il ripasso al momento opportuno.
Abbiamo detto che interrompere lo studio con qualche svago è salutare. Non bisogna, però, approfittarne: ascoltare per ore l’ultimo album di Anastacia o spedirsi messaggini tra amici è certamente più piacevole che fondere le meningi su qualche operazione algebrica. Allora, segui un preciso regolamento a cui tenere fede. Se decidi di fare una passeggiata di mezzora per sgranchirti gli ingranaggi del cervello, non farla diventare di un’ora. Ci vuole, insomma, un minimo di disciplina e di serietà. Una volta superato l’esame, non ti mancherà il tempo per recuperare gli … svaghi perduti.
Il cervello è come il motore di un’auto: per rendere al
meglio, deve essere in perfetta efficienza. Aiutalo alimentandoti in maniera
equilibrata. Nel periodo degli esami, al mattino, è consigliabile una colazione a base di yogurt, cereali e
latte. Per i pasti, menu leggeri,
con abbondanza di verdure e frutta. Ottime le interruzioni pomeridiane con
un frutto o un gelato alla frutta.
L’organismo ha poi bisogno di ossigeno, ma non è
necessario una bombola da sub: basterà cambiare
aria periodicamente alla stanza dove hai stabilito il tuo quartiere
generale. Infine, dormi almeno otto ore per
notte e orari regolari. Ti aiuterà a mantenere il ritmo di studio.
Quando scocca l’ora del ripasso, emerge una curiosa
situazione: pensi di sapere tutto e, al contempo, di non sapere niente. Il
segreto per uscire dal dilemma è uno solo: trasformare il materiale su cui hai
lavorato in qualcosa di nuovo,come quando si cambia disposizione dei mobili in una
stanza. Il ripasso è efficace soltanto se non è un tentativo di ricordare nozioni già acquisite.
Organizza allora un’interrogazione
casalinga con uno o due compagni (o con un genitore), senza però barare.
Le domande, insomma, non devono essre “teleguidate”, ma ricreare il clima
dell’esame. La “sceneggiata” servirà non solo da verifica, ma ti abituerà a
sciogliere la lingua in modo appropriato, senza balbettamenti, scegliendo i
termini giusti per ogni materia.
L’unico sistema sicuro per superare bene gli esami è
“imparare studiando”, ma può esserti anche utile “imparare a ricordare”. Per tenere sveglia la memoria, non esistono
farmaci: quindi, niente pillole miracolose. Piuttosto, una sana attività fisica
che, suggeriscono gli esperti, mantiene efficiente l’ossigenazione dei tessuti
nervosi, da cui dipende il benessere cerebrale.
E poi, fissa i concetti chiave con appunti e schemi scritti, per semplificarne la lettura. Quindi
largo uso di sottolineature ed evidenziatori. Meglio ancora, poi, se riesci ad
abbinarli a qualche immagine visiva o u un’emozione: sarà più facile
ricordarli.
Quando apri un libro per studiare, pensa di essere come
un guru indiano. In cima a un monte, nel silenzio più assoluto, lontano da
qualsiasi distrazione. In una parola, concentrati.
Allora, stacca la spina dal mondo e… dal televisore, dalla radio, dal computer,
dal telefonino. Un attimo di distrazione può farti perdere il filo del…
discorso. Non è divertente ricominciare tutto daccapo, senza contare la
perdita di tempo.
Non tutte le materie si digeriscono in maniera uguale. C’è chi è una scheggia in italiano, chi un cervellone in matematica. Allora, prova a stabilire utili alleanze con il compagno “specializzato” nella materia in cui zoppichi, magari aiutandolo a tua volta dove lui è meno ferrato. Lo scambio di informazioni vi aiuterà a diradare le rispettive nebbie. Non solo. Prova a costruire ponti tra le diverse materie. Per esempio, quando studi un autore, cerca di inquadrarlo nel suo periodo storico, quali scoperte scientifiche o tecniche caratterizzano la sua epoca e così via.
L’ora X è arrivata. Domani incominciano gli esami. Può darsi che ti sentirai come un computer andato in tilt. Le informazioni arrivano al cervello in modo indecifrabile: Manzoni recita in inglese, la torre Eiffel svetta curiosamente tra l’Everest e il K2. Niente paura. Schiaccia il pulsante del reset, tira un profondo respiro e tutto tornerà a posto. Al momento opportuno, le informazioni ti arriveranno forti e chiare. E l’esame ti sembrerà una passeggiata. O quasi.
© Enrico Cairo • Mondo Erre