Sorpresa: non è il cane l’animale più amato dall’uomo, ma la tigre. Lo ha
rivelato un sondaggio realizzato in 73 Paesi da una televisione satellitare.
La domanda era: qual è il vostro animale preferito? Più di 50 mila persone,
e cioè il 21% degli intervistati, ha risposto: la tigre. Solo di un soffio,
ma il cane è stato battuto. Al terzo posto il delfino. Poi il cavallo, il
leone, il serpente, l’elefante e lo scimpanzé.
Caccia e distruzione dell’ambiente
Ma allora, se la tigre è la preferita perché viene massacrata? Gradimenti
a parte, questo animale sta davvero correndo seri pericoli. Un problema al
centro dell’ultimo film del regista francese Jean-Jacques Annaud, Due fratelli,
ambientato nella Cambogia degli anni Venti, che racconta lo sterminio dei
più grandi felini del mondo.
Kumal e Sangha, i protagonisti, sono due tigrotti fratelli che, pur avendo
un diverso carattere, sono uniti dallo stesso destino: quello di essere strappati
dal loro habitat. Il primo, il più timido, finirà in un circo; l’altro, più
coraggioso, verrà addestrato ai combattimenti per il sadico piacere di un
principe. Una sorte toccata, nei decenni, a migliaia di loro simili, vittime
della caccia e della distruzione dell’ambiente.
Rispetto ai centomila di un secolo fa, si calcola che oggi restino tra i cinque
e settemila animali, di 5 sottospecie: la tigre siberiana, di cui si contano
circa duecento esemplari in Russia, quella cinese o della Manciuria, l’indocinese,
che raggruppa un migliaio di capi in Thailandia e Vietnam, la tigre di Sumatra
e quella del Bengala. Tre delle otto sottospecie riconosciute sono scomparse
negli ultimi 50 anni: la tigre di Bali, la tigre di Giava e quella del Caspio.
E se, fino al secolo scorso, le tigri erano diffuse dalla Turchia all’Oceano
Pacifico, dalla Cina meridionale al sud dell’India e in tutto il Sud-est asiatico
fino alle isole di Sumatra, Giava e Bali, oggi sono scomparse dall’Asia occidentale
e sono a un passo dall'estinzione in Cina, dove sono rimaste una trentina
di tigri della Manciuria. E, quando non sono del tutto sparite, sono concentrate
in piccoli gruppi.
Le minacce più gravi sono il bracconaggio, la scomparsa delle prede naturali
della tigre e la distruzione delle foreste. Bracconaggio e riduzione degli
habitat sono anche le insidie più frequenti per altri animali come gli elefanti,
i gorilla e i leopardi delle nevi. Tra animali e vegetali sono quasi 16 mila
le specie a rischio di estinzione.
La colpa è dell’uomo e dei suoi pesanti interventi sulla natura: disboscamenti,
scavi minerari, perforazioni petrolifere hanno sempre più limitato ai felini
lo spazio in cui muoversi, trovare cibo e far nascere i cuccioli. L’altra
grave minaccia è la caccia. Molti esemplari di tigri vengono uccisi ancora
oggi per venderne le ossa, usate nella medicina cinese e coreana. Oppure per
vendere le pelli e farne trofei.
“Poteri” magici?
Nella medicina tradizionale cinese, molti preparati a base di tigre sono
venduti come rimedi per il dolore e per tanti altri tipi di problemi. Le ossa
macinate, per esempio, sono ritenute una valida terapia non solo per l’ulcera,
ma anche per i reumatismi, la malaria, le febbri violente e le ustioni. La
coda, sminuzzata e mescolata al sapone, diventa una crema per le malattie
della pelle; impastando il cervello si ottiene un composto per curare l’acne;
i baffi sono utilizzati per il mal di denti.
Alcune parti della tigre servono anche per il rito dello “jinbu”, che si crede
possa trasmettere le qualità dell’animale mangiato. A Taiwan, è in vendita
un vino ricavato dalle sue ossa macinate che, nelle tradizioni locali, dona
una forza speciale a chi lo beve. In Malaysia, una credenza tramanda di offrire
al nemico, per provocarne la morte, carne di tigre mescolata alla polvere
dei suoi baffi.
Anche se la vendita delle tigri è stata vietata dalla “Cites”, la Convenzione
internazionale che regola il commercio delle specie in pericolo, le uccisioni
illegali continuano, perché la domanda di questi prodotti rimane molto alta:
la Corea, fra il 1975 e il 1992, ha importato dall’Indonesia circa quattro
tonnellate di polvere d’ossa essiccate, corrispondenti a oltre 400 esemplari,
contribuendo a determinare l’ormai prossima estinzione della tigre di Sumatra,
che oggi non ha più di 500 esemplari in libertà. Negli ultimi 7 anni, la caccia
di frodo è aumentata per le richieste crescenti da parte dei Paesi che consumano
gli intrugli a base di tigre: Cina, Giappone, Corea e Taiwan.
Cosa fare
Per salvare le tigri, occorrono provvedimenti urgenti. Il Wwf, l’organizzazione
fondata in Svizzera nel 1961 per salvaguardare l’ambiente naturale e proteggere
le specie in via di estinzione, ha pensato di ispirarsi al film Due fratelli
per lanciare una nuova campagna. La prima importante iniziativa in questo
senso risale all’inizio degli anni Settanta, periodo in cui in India si sterminavano
centinaia di tigri ogni anno: nel 1973, infatti, il Wwf, iniziò a collaborare
con il governo indiano, con il “Progetto tigre”, che doveva anche promuovere
la creazione di nove riserve in cui gli animali potessero circolare senza
pericoli. Oggi, in questo Paese, ci sono 23 aree protette e circa 4.500 animali
in libertà, nelle foreste, nelle praterie o nelle zone paludose, gli ambienti
dove possono mimetizzarsi meglio.
Tra gli impegni del Wwf, c’è quello di lavorare con le popolazioni locali
per proteggere le tigri dove ancora sopravvivono, dall’India al Nepal, dalla
Russia alla Thailandia, dal Bangladesh al Vietnam. E mentre si intensifica
la lotta al bracconaggio, si realizzano ampi spazi in cui gli animali possano
muoversi indisturbati: una tigre maschio deve avere a disposizione decine
di chilometri quadrati di natura selvaggia, che diventano centinaia nel caso
della tigre siberiana, il felino più grande del mondo, lungo più di tre metri
coda compresa. Speriamo si riesca a ottenere l’identico risultato avuto in
India.
GIANNA BOETTI