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La star della porta accanto


Non ama molto apparire nei suoi video, ha molti amici fra le star, il cinema lo corteggia per chiedergli canzoni da inserire nelle colonne sonore (l’ultimo suo pezzo è finito in Colpa delle stelle). Ed Sheeran sembra il ragazzo della porta accanto, non una stella nascente nel mondo della musica. Eppure lo è. Timido quando deve raccontarsi, al contrario non ha paura di mettere nelle sue canzoni di ottimo pop le esperienze che vive. Come ha dimostrato il suo secondo cd, X (si sheeranlegge Multiply), che conteneva il singolo Sing, uno dei pochi godibili “tormentoni” estivi. Adesso l’attende il tour, con date anche in Italia. In attesa dei concerti, lo abbiamo incontrato per conoscerlo meglio.
 
L’intervista
Svelaci qualche aneddoto sulla nascita dell’album X
La prima canzone che ho scritto è stata One. Non è dedicata a una persona specifica, però questo qualcuno è una ragazza. Scrivo molto d’amore, è vero... ma se non parlassi dei tormenti d’amore alla mia età! Photograph è stato un altro dei primissimi brani a vedere la luce mentre Don’t, invece, è l’ultimo che ho composto. Ricordo bene dov’ero: mi trovavo in cucina, era febbraio. È una canzone senza dubbio ruvida ma sincera. Del resto, non riesco a scrivere diversamente. Credo di esprimermi in maniera chiara: se volete capire qualcosa di me, ascoltate i miei cd perché è tutto lì.
 
Metti tutte esperienze di vita nei tuoi testi?
Scrivo quello che vedo e che vive un ragazzo di 23 anni. Sono onesto, sono le stesse vicende che accadono a chiunque abbia la mia età. Da questo punto di vista i miei due album, X e + (il suo cd d’esordio, nda) si somigliano: gli spunti sono quelli.
 
Qual è il brano che preferisci del cd?
Direi Thinking out loud, un omaggio a Van Morrison (celebre cantante di blues-rock, nda).
 
Sing, il singolo che ha lanciato l’album, è diventato un successo mondiale. Cosa ci racconti di questa canzone?
sheeranPer la prima volta con questo brano sono uscito dalla comfort zone in cui abitualmente mi muovo come cantante. Sono cioè andato oltre i limiti dell’area in cui mi trovo a mio agio, arrivando a prendere note alte che per me sono state una novità.
 
Quale musica ascolti?
Il 90% delle tracce che ho sul mio iPod sono di musica rap. Mi piace perché è un genere che dice le cose chiaramente: non scappi, vai dritto al punto e lanci il tuo messaggio. Apprezzo anche il modo di cantare velocissimo dei rapper. Inoltre, ascolto tanto soul e r’n’b.
 
Come ti sei avvicinato alle sette note?
In maniera naturale, da bambino. Suono la chitarra da quando ho 11 anni, quindi ormai è passato un po’ di tempo. Il vero e proprio colpo di fulmine l’ho avuto a un concerto di Damien Rice a cui mi ha portato mio padre: da quel momento in poi la sua musica mi ha sempre influenzato molto e ho sentito l’esigenza di scrivere le mie canzoni.
 
Come vivi il successo alla tua età?
Rimanendo molto legato alla famiglia, la mia vera àncora. Trovo la mia stabilità nei rapporti con gli affetti di sempre, mantenendo vivo il legame e passando, per quello che posso, del tempo con loro. Non credo però che questo sia un modo per affrontare il successo: penso che una vita famigliare felice serva a tutti, indipendentemente dal lavoro che si fa. Inoltre, puoi vendere milioni di dischi, avere soldi, fama e successo, ma se non hai qualcuno con cui condividere tutto questo cosa ti resta? Però non sono ipocrita: i soldi rendono più facile la vita, anche alla mia famiglia.
 
Come passi il tempo libero?
Viaggio molto per tour e promozione, per cui il mio modo di staccare la ssheeranpina è accendere la televisione. Sarà banale ma alla sera mi metto sul divano e guardo una serie tv. Mi piacciono anche i film, ma con i telefilm trovo l’evasione ideale. Non che mi lamenti della vita che faccio! Ho sempre voluto fare musica, ma come tutti anch’io mi rilasso.
 
I tuoi brani finiscono spesso nelle colonne sonore dei film, penso a Lo hobbit o a Colpa delle stelle.
Nel primo caso, ho composto I see fire su richiesta del regista Peter Jackson. È un bel tipo, ci siamo scambiati parecchie email. Potrei sbilanciarmi e dire che siamo diventati amici. Per Colpa delle stelle, invece, ho dato volentieri il permesso di inserire il brano All of the stars, che era contenuto nella versione deluxe di X.
 
Sei un autore molto richiesto: con chi hai lavorato ultimamente?
Ho scritto con Usher e per il nuovo album di Hillary Duff.
 
Una battuta per finire. Nel primo cd ti rivolgevi a una ragazza: è tornata?
No (ride, nda), non è tornata, quella storia è definitivamente chiusa. Però siamo rimasti buoni amici: siamo cresciuti insieme, frequentando gli stessi gruppi e condividendo le stesse esperienze. Sono cose che comunque uniscono.

© Francesca Binfarè-Mondo Erre

 
 
Nilus
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©AGOSTINO LONGO
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