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...con Carlo Conti

Pharrel Williams: ragazzi, studiate

Credo di avere avuto alcuni bravi insegnanti. Uno di loro, tanto tempo fa, mi fece capire che tra le stagioni della vita, l’adolescenza è quella in cui si dispiegano – sia pure in modo inquieto, appassionato e malinconico – tutte le potenzialità dell’esistenza. I ragazzi sono più propensi a correre rischi, sebbene siano anchepharrell più vulnerabili rispetto ad ansie e angosce. È proprio in quel periodo che bisogna saper cogliere le occasioni. Ascoltando gli insegnamenti e non accontentandosi mai di conoscere. Chi è soddisfatto del 6, ha già perso la corsa.

Ho sotto gli occhi un’intervista a Pharrell Williams, il musicista americano, icona pop, stilista e produttore milionario. È nato povero in Virginia, nel 1973, ed è diventato uno degli artisti più seguiti al mondo. Com’è accaduto? Lui risponde: «Le mie conquiste non sono dipese da scoperte, ma da incontri con esseri umani che continuo ad ascoltare. Mi dicono: prendi quella direzione e vai avanti. D’accordo, e poi che cosa devo fare? Lo scoprirai quando ci arriverai. La vita è questo lungo, pazzo, meraviglioso viaggio, in cui le persone ti instradano».

E per superare gli ostacoli? «È una ricerca continua. Io dico ai ragazzi: studiate sempre, perché credere di sapere è un limite. Continuate a leggere, a esplorare, a scoprire. Penso che la fine arrivi quando si smette di indagare. La vita è gioia, non sprecatela». Come non sottoscrivere?

Cercasi piccolo genio

I nuovi inventori, corteggiati da Apple e Google, stanno ancora facendo la terza media. Le frontiere del reclutamento di cervelli – non soltanto nella mitica Silicon Valley – diventano sempre più precoci. Un esercito di dodicenni e tredicenni affollano le conferenze tecnologiche per presentare i propri brevetti, vincono competizioni internazionali, piazzano le loro app sugli smartphone. Alcuni diventano milionari prima di inaugurare la lametta da barba e finiscono sul Wall Street Journal.

Il quotidiano genioeconomico intervista in prima pagina Grant Goodman, 13 anni, già al suo terzo brevetto di successo. Quando lo scorso anno la Apple decise che i nuovi iPhone non avrebbero avuto YouTube in dotazione, il ragazzo  ha colto al volo l’opportunità, inventando Prodigus, una app che consente di guardare video sull’iPhone, senza la pubblicità. Da allora ha brevettato anche un videogame e una app che serve a vedere il livello di carica della batteria degli occhiali Glass. L’età comporta qualche limitazione per costituire una società, ma i ragazzi la intestano ai genitori o ai nonni. Geniali e anche un po’ lestofanti precoci.

Mi domando: è così che vorrei mio figlio? La risposta è un no deciso. Spero di veder crescere un ragazzo normale, che magari stenta a fare il compito di matematica, ma s’impegna per farlo bene. Vorrei un figlio con pregi e difetti, impegnato in un lavoro – qualsiasi lavoro – che gli piace. Che è come dire: un ragazzo felice. E non un fenomeno con i pollici prensili che viaggiano alla velocità della luce sul display del cellulare. Ma deve guardarsi alle spalle, incalzato da concorrenti sempre più giovani.

CARLO CONTI RISPONDE

Mi scrive Sara, da un paesino della Toscana. È una bella lettera: fresca e breve. Racconta di una ragazza che sogna di lavorare per la tv, magari scrivendo i quiz. E intanto studia con ottimi risultati. E qui mi fermo, perché era una lettera privata alla quale privatamente ho risposto. La cito soltanto perché si tratta di una lettera scritta a mano, con la vecchia biro. Una rarità, in questi tempi di scrittura elettronica.

Ragazzi, forse non lo sapete, ma c’è stato un tempo in cui per scrivere si usava il calamaio e il pennino: le mani spesso diventavano nere di inchiostro. La biro è arrivata in Italia negli anni Cinquanta: era la stilografica dei poveri. Adesso se ne vendono sempre meno, anche se forse si scrive di più. Ma con una scrittura spezzettata e monca, tipica del cellulare e del tablet. Si sta perdendo quella sintonia tra il pensiero e il gesto che rendeva affascinante la scrittura. Scrivere a mano oggi è quasi considerato una stranezza. E invece rivela attenzione e cortesia. Grazie Sara e tanti auguri.

©Mondo Erre - Carlo Conti 
 
 
 
 
 
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