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Felice di essere triste

Agli scorsi Grammy Awards, vale a dire gli Oscar della musica, il cantautore inglese Sam Smith era arrivato con ben sei nomination: bottino niente male per un artista all’inizio della carriera, e di soli 22 anni.sam smith

I concorrenti – anche temibili – non mancavano, eppure Sam è riuscito a portarsi a casa ben quattro allori di peso: con il brano Stay with me si è intascato i premi per la “Canzone” e la “Registrazione” dell’anno; con il cd In the lonely hour ha vinto come “Miglior album vocale pop”; infine, si è portato a casa il riconoscimento come “Miglior nuovo artista”. Insomma, sta nascendo una stella: e lui, come la sta vivendo?

L’intervista

È proprio il caso di dire che tu abbia fatto il botto. La tua vita è rimasta la stessa?
Da un anno a questa parte è decisamente cambiata, a parte il colore dei miei occhi. Però mi piace, è tutto molto emozionante. Dopo ogni riconoscimento che ho ricevuto la gente mi diceva che tutto sarebbe andato magnificamente bene per me. Quando ho portato Stay with me alla mia casa discografica erano tutti contenti e mi hanno spronato ad andare avanti dicendo che la canzone sarebbe stata un successo: a me bastava che non fosse un flop.

Il gruzzoletto di Grammy vinti ti ha reso euforico oppure ti ha gettato addosso la pressione di “essere Sam Smith, la star”?
La sera della premiazione ero gasato, pieno di fiducia in me stesso e nella mia sam smithmusica. Il giorno dopo ho realizzato cosa avevo fatto e ho pensato: «Come potrò mai eguagliare o migliorare un simile risultato?». Mi sono risposto che non voglio sentirmi obbligato a portare a casa più premi, in una sorta di competizione con me stesso. Il mio scopo come uomo e come artista non può essere questo, casomai devo puntare a crescere e a dare sempre il meglio, consapevole che ci saranno alti e bassi. Di sicuro i riconoscimenti che ho ricevuto hanno aumentato la mia determinazione nel voler fare canzoni.

Quale pensi sia l’ingrediente giusto per il successo?
Mi chiedo ogni giorno cosa faccia funzionare il mio album. So che faccio una musica onesta e triste, e questo è chiaro: in fin dei conti, ho intitolato il disco In the lonely hour (Nell’ora solitaria o malinconica, nda). Quello che vedete e che sentite, sono io. Probabilmente la gente si riconosce nelle mie canzoni perché sono totalmente sincero: la spiegazione è tutta qua. Tra l’altro, la mia casa discografica non voleva che scegliessi In the lonely hour come titolo al disco.

Come mai?
Mi hanno detto: «È troppo triste». Invece io ero deciso, avevo fiducia nellasam smith mia scelta. Ho seguito il mio istinto.

Cosa ti rendeva così sicuro?
Perché le persone sono felici, ma anche tristi. La tristezza e la malinconia fanno parte della vita: io faccio musica per i momenti in cui ci sentiamo giù. Nessuno è immune da periodi “no”. Tuttavia, io sono felice.

Se dovessi riassumere in tre parole la tua musica?
Come dicevo è onesta, triste e anche coraggiosa. Credo che ci voglia del coraggio per vedere la mia faccia associata alla parola lonely, e questo accade ovunque io vada. In questo senso, se sei onesto, sei anche coraggioso. Per una popstar è più semplice recitare un ruolo e poi, una volta a casa, tornare se stessa invece di essere sempre la persona che è.

Oggi che sei famoso, con chi ti piacerebbe collaborare o duettare?
La lista sarebbe lunga. La cosa importante, in questi casi, è che la collaborazione nasca in modo naturale, senza forzature. Però, come acquirente di musica, non amo gli album composti interamente da duetti. Se compro il disco di un cantante voglio trovarci la sua idea di musica, così come credo che chi ascolta un mio cd dovrebbe trovarci la mia storia, una sorta di mio diario personale.

Oggi la tua vita è piena di impegni, viaggi e incontri: riesci a ritagliarti degli spazi per scrivere nuove canzoni?
sam smithÈ diventato difficile trovare il tempo e il modo per buttare giù idee (alberghi, alberghi, alberghi!), ma ho un paio di canzoni su cui sto lavorando. E sono ancora più tristi di quelle che ho inciso (ride, nda). La mia aspirazione è essere in sintonia con il pubblico, voglio cantare per gli altri e con gli altri. Sono sicuro che nei miei prossimi brani affronterò più temi, non solo la malinconia e la solitudine, perché da un anno a questa parte la mia vita è stata rivoluzionata e sono successe tante cose che inevitabilmente metterò in musica.
Ci avrete fatto senz’altro caso: quando un cantante raggiunge il successo diventa perfetto in tutto, si notano i soldi spesi per i suoi cd. Io non voglio diventare così. Voglio restare Sam Smith e basta: per questo so che il mio prossimo disco sarà ancora più grezzo, ruvido e se possibile onesto di In the lonely hour.

© Francesca Binfarè-Mondo Erre
 
 
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©AGOSTINO LONGO
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