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IL POTERE DEI COLORI

Facciamo finta che un giorno entri in cartoleria per acquistare un portapenne. La mamma ti invita: scegli. Di portapenne ce n’è uno scaffale pieno: grandi e piccoli, di ogni forma e colore. Tu prendi quello più capiente perché hai un’infinità di matite, penne, gomme, righelli e temperini che non sai mai dove sistemare? Ma neppure per sogno: non lo sai, ma afferri quello che ha il tuo colore preferito. Lo stesso accade a tua sorella quando acquista una maglietta: la preferisce alle altre non tanto perché è morbida o resistente, ma perché è della sua tinta preferita.
Dopo lunghe e approfondite ricerche, gli esperti danno un significato ai colori. Assicurano che il rosso indica un ragazzo dinamico e allegro, il verde dice che ha le idee chiare e di solito è ordinato, il bianco attira il perfezionista che dà libero spazio alla fantasia, il blu piace al tipo riflessivo, il rosa è per il romantico che a volte ha bisogno di essere rassicurato. E ancora: il nero è per il conservatore che però è attratto dal fascino della firma, il grigio rivela un carattere spento e l’attitudine a stare tranquillo. Insomma, dimmi che colori ami e ti dirò chi sei. Oppure, dimmi chi sei e ti dirò il colore che ami.

Cibi attraenti
Sia pure con cautela e con le inevitabili eccezioni, la regola sembra valere per qualsiasi oggetto, compresi i cibi. La mamma compera quella pasta e tu mangi quella cioccolata non soltanto perché sono buone e hanno un prezzo conveniente, ma perché sono del colore che rispecchia il vostro carattere. Persino le vendite degli elettrodomestici seguono i dettami della psicologia.
I coloranti (e purtroppo anche i conservanti e i pesticidi) servono a rendere più attraente ciò che è esposto sugli scaffali e molte volte ci ingannano. A Natale, per dirne una, ci sono albicocche gialle, belle a vedersi, ma dure come sassi. Arrivano dal Sud Africa, via aerea, per poi essere preparate e confezionate in una catena infinita di intermediari e stabilimenti di imballaggio. L’estate perenne ha rivoluzionato i consumi, ma questa è un’altra storia. Torniamo al cibo e ai colori.
Come tutto il resto, anche i gusti alimentari si formano nel primo anno di vita. Lo dice un recente studio di psicologi inglesi i quali sostengono come già nei primi mesi ci costruiamo una sorta di “tavolozza” visiva dove vengono registrati, secondo il colore, gli alimenti proposti dalla mamma. Crescendo, il bambino mangerà patatine se avrà memorizzato nel suo repertorio qualcosa di beige. No a insalate, fagiolini, spinaci e altri alieni verdeggianti. Inutile accanirsi e dire “prova”: l’esperienza cromatica viene prima della fame.
La scelta di un alimento, e di un prodotto in genere, pare sia fortemente condizionata dagli stimoli sensoriali, soprattutto visivi, che evocano in noi ricordi, stati d’animo, desideri inconsci che in qualche modo vanno soddisfatti. “Cibarsi - spiega la psicologa Maria Paola Graziani, ricercatrice all’Istituto di Scienza dell’alimentazione del Cnr - è sempre meno un comportamento naturale dettato dalla fame e sempre più influenzato dalle emozioni”.
La psicologa, ovviamente, si riferisce alla nostra società consumistica e accantona quella grande fetta di mondo che può soltanto scegliere se morire di fame o di sete. Dice la dottoressa: “Siamo passati dall’èra del bisogno a quella del desiderio e, come ben sanno le industrie, in un momento in cui le merci sono presenti in grandi quantità, per avere la garanzia del profitto i desideri vanno incoraggiati, sollecitati”.

Scelte guidate
E che cosa fanno i “cervelloni” per sollecitare gli acquisti? Indagano sul rapporto tra colore e alimenti, così da farci trovare i prodotti colorati proprio come li desideriamo. A decidere le tinte “giuste” per gli americani, dai frigoriferi allo spazzolino da denti, sono 1.300 stilisti e designer che ogni primavera s’incontrano al Color Marketing Group per studiare l’impatto di dati demografici, eventi sociali e tendenze di costume, trasformando il tutto in indicazioni precise sul colore da assegnare a televisori o frullatori destinati alla grande distribuzione.
Per trasformare lo stato d’animo collettivo in colori, questi specialisti si basano su una tabella secondo la quale il rosso dà fiducia e il blu sicurezza, il giallo lascia intendere saggezza e il viola volontà di piacere agli altri, l’arancione comporta creatività e il nero conservazione, il rosa suggerisce romanticismo, il bianco perfezione e il verde calma e buona compagnia.
Per interpretare questa griglia, i “cervelloni del colore” si riuniscono in gruppi di lavoro dai quali, per esempio, la scorsa primavera uscì l’indicazione che a causa dello tsunami, il terribile maremoto nel sud-est asiatico, blu e verde sarebbero piaciuti solo con tonalità sul grigio, e la popolarità dilagante dell’Asia avrebbe garantito il successo di vendite di qualsiasi cosa colorata di rosso. Inoltre si “decise” che l’abbinamento del rosa con la ricerca anti-tumori avrebbe incoronato questo colore come quello più venduto in assoluto. A sentire i rivenditori, le previsioni pare si siano rivelate esatte.
E adesso che cosa avranno in mente i dittatori del colore? Avanza l’arancione, un colore che fino a qualche tempo fa sembrava riservato a poche minoranze: monaci tibetani, folle ucraine, agrumi, calciatori olandesi. Improvvisamente ecco maglie e giacconi, sedie e telefoni, tende e sciarpe, tutto arancione. Un giornale inglese, l’Herald Tribune, ha riassunto così le tendenze emerse dall’ultimo Salone del mobile di Milano: “Qualunque cosa sia bassa, originale, arancione”. Ma bisognerà vedere che cosa decideranno gli specialisti americani che si ritrovano a primavera.
ROMEO REPETTO
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