Ancora lui. Lo avevamo appena lasciato nel 2017 tra l’inospitale giungla di
Jumanji e le più accoglienti spiagge di
Baywatch negli omonimi film, ed eccolo di nuovo in azione nello scoppiettante
Rampage - Furia bestiale. Non si può certo dire che
Dwayne Johnson, detto The Rock dal suo passato di wrestler, stia con le mani e… i muscoli in mano, visto quanto è richiesto a Hollywood. Un gradimento avvalorato non solo dai buoni incassi delle pellicole a cui partecipa, ma anche dalla prestigiosa stella
che gli è stata assegnata l’anno scorso sulla
Walk of Fame, segno di una raggiunta e consolidata celebrità.
Logico, dunque, ritrovarlo in un altro blockbuster come Rampage - Furia bestiale, ispirato a un videogame di successo risalente al 1986. Allora, la società Midway Games, oggi fallita, lanciò sul mercato Rampage, appunto, un arcade dove tre mostri giganteschi, il gorilla George, il dinosauro Lizzie e il lupo mannaro Ralph, mettevano a ferro e fuoco varie città.
Adesso arriva nei cinema il suo adattamento, ovviamente corretto ed ampliato per rendere l’avventura più coinvolgente, come conferma il regista Brad Peyton, che ha già firmato pellicole quali
Viaggio nell’isola misteriosa e
San Andreas. «Il gioco originale – commenta – mi è servito come fonte d’ispirazione ma, insieme agli sceneggiatori, ho messo parecchia
nuova carne sul fuoco. D’altra parte, sarebbe stato sciocco replicare sul grande schermo il semplice game. Così mi sono spinto
verso altri territori, di modo che la trama riuscisse a reggersi da sola. E con le idee che sono scaturite, credo di esserci riuscito».
Uno studioso tutto muscoli
In effetti, di nuove idee, Peyton e i suoi collaboratori ne hanno messe parecchie in Rampage - Furia bestiale rispetto al vecchio game. Nel film, difatti, incontriamo Davis Okoye (Dwayne Johnson), un primatologo, ovvero uno studioso di scimmie, dal carattere riservato. Durante i suoi approfonditi studi, ha creato un forte legame con George, un gorilla bianco che ha allevato dall’età di due anni e che possiede un’intelligenza straordinaria.
Docile come un cagnolino, il gorilla, a un certo punto, inizia a cambiare carattere: diventa rabbioso e per giunta sempre più grosso. Qualcosa non torna e quando Okoye comprende che George è rimasto vittima inconsapevole di un esperimento genetico scorretto, sembra ormai troppo tardi per rimediare.
Non solo. Oltre a George, anche un
coccodrillo e un
lupo hanno subito le stesse mutazioni, diventando di taglia extralarge, e sono ben decisi a distruggere tutto ciò che trovano lungo la loro strada. A fermarli ci prova l’esercito, ma sembrano
indistruttibili. Okoye, intanto, insieme a un ingegnere genetico, cerca un antidoto per riportare alla normalità i bestioni e soprattutto George.
Nell’attesa, a Okoye non resta che gettarsi nella mischia, sfoderando la sua abilità di combattente per fermare i mostri e provare a salvare George che, alla fine, si schiererà al suo fianco.
Azione e imprevedibilità
Come s’intuisce, il film è ritagliato per mettere in evidenza tanti effetti speciali e i bicipiti del palestrato Dwayne Johnson che, nella storia, da studioso di scimmie si trasforma in una macchina da guerra, tanto che a un certo punto dice alla genetista che gli sta accanto: «Andiamo a salvare il mondo».
«Mi è piaciuto il progetto – racconta l’attore – , che mi ha portato a lavorare di nuovo con Peyton dopo la positiva esperienza in San Andreas. E mi è piaciuto il personaggio, che ha una forte connessione con
il mondo degli animali, in particolare con George. Chi ne possiede uno, sa benissimo quanto si possa soffrire
nel vederlo stare male».
Aggiunge il regista: «È uno dei temi che sviluppiamo nel film, fra una scena d’azione e l’altra. Tra uomo e animale può davvero stabilirsi una relazione forte e Dwayne è stato bravissimo nel cogliere anche questo aspetto del suo personaggio».
Non manca una velata critica agli esperimenti genetici e dove possano portare se fuori controllo, ma sono come nuvolette di passaggio in un cielo sereno. Nel realizzare la pellicola si è badato soprattutto a renderlo più spettacolare possibile e molte sequenze sono sbalorditive. Osserva Peyton: «Sono state utilizzate più di 30 telecamere particolari nel girare il film. Solo per George, ci siamo avvalsi di caschi speciali per registrare i movimenti del volto dell’attore che lo impersonificava, per ottenere espressioni verosimili da applicare alla grafica computerizzata».
Qualcuno ha già detto che
Rampage - Furia bestiale somiglia a un incrocio tra King
Kong, Godzilla e il suo precedente disaster movie
San Andreas, ma Peyton non ci fa caso. «Il mio scopo è divertire il pubblico e la sfida che mi pongo ogni volta che giro un film è quello di
essere imprevedibile, così da tenere incollati alle poltrone gli spettatori». Se ci riuscirà, lo diranno gli incassi nelle sale. Peyton incrocia le dita e Johnson… i muscoli.