Ci è voluto il talent
Irama è amatissimo. Prima della sua partecipazione con relativa vittoria ad Amici, si era capito che era un ragazzo di talento, ma nemmeno il Festival di Sanremo era riuscito a far attirare su di lui la giusta attenzione. Potenza dei talent, potenza di Amici, ma appunto se tutta questa ondata di popolarità non fosse sostenuta da belle canzoni e capacità vere, l’artista in questione non andrebbe molto lontano, come ha dimostrato con Giovani, il suo ultimo vendutissimo cd.
Invece, su Irama (il suo vero nome è Filippo Maria Fanti) si può scommettere: dopo
l’annuncio dell’importante concerto al Mediolanum Forum di Milano, il prossimo 5 aprile, lanciato in occasione del
Fatti Sentire World Tour di Laura Pausini proprio al Forum, Irama sta aggiungendo
altri show al suo calendario.
Ecco come ci ha raccontato il suo entusiasmo per Giovani e il tour in partenza.
Un album autobiografico
Giovani è un album eclettico, che racchiude al suo interno molti sapori musicali.
Sì, è un disco ricco di colori. Giovani è la parola chiave che lega le canzoni; questo non è un concept album (che sviluppa un concetto come se le canzoni fossero capitoli di un libro, nda) ma spero che “l’argomento giovani” arrivi a tutti, e intendo a chi è giovane e a chi si sente tale. A me personalmente piace molto perché contiene brani tutti diversi tra loro, ed è quello che cerco anche quando ascolto un disco. È anche un album più trasparente rispetto al primo, mi sono messo davvero a nudo.
Qual è la canzone più autobiografica?
Tutto è autobiografico. Quella che sento di più sulla pelle è
Poi, poi, poi…, l’ultima che ho scritto. È l’unico pezzo rap del disco. È stato come tornare un po’ alle origini, a
quand’ero ragazzino (Irama ha iniziato col rap,
nda). Uso parole anche un po’ pesanti ma me le sento molto addosso. Avevo il dente avvelenato quando ho scritto quel testo, ma ci ho pensato, ho ponderato le parole.
In Poi, poi, poi… parli delle persone che dopo tanto tempo ti vengono a cercare adesso, nel momento del successo.
È una cosa odiosa, ma succede quando vinci qualcosa o quando tutto gira bene. Trovo sul telefono messaggi e telefonate di persone che non sento da anni e adesso ricompaiono. La cosa mi fa ridere, più cresco più la prendo con simpatia. Mi fanno tenerezza.
Con i piedi per terra
Com’è cambiata la tua vita con l’arrivo del successo?
Sono sempre uguale, sono sempre io. Più vado avanti più mi rendo conto quanto sia importante tenere i piedi per terra, perché questo è un percorso difficile. Se ti impegni per qualcosa a cui tieni molto ma perdi la testa, rischi di farti sfuggire tutto quello per cui hai lavorato.
Cosa bisogna fare oggi per rimanere nel mondo della musica?
Non c’è una vera e propria chiave. Quello che ti fa rimanere, e che spero mi farà rimanere, è la musica, quello che scrivi, le canzoni che arrivano alle persone. Ci sarà sempre qualcuno, nella vita che cercherà di metterti i bastoni tra le ruote, ma se tu
credi davvero in quello che fai vai avanti lo stesso.
Come ti senti nelle vesti – sicuramente impegnative – di idolo per tanti ragazzi?
Non voglio essere visto come idolo. È bello essere un punto di riferimento per una persona ed è un onore, ma a volte la responsabilità è enorme. Devo esserne consapevole perché parlo a tante persone, che molto spesso sono più piccole di me. La musica è una responsabilità…
La forza di crederci
Come ti vedi, oggi?
So di avere ancora tanto da dimostrare, ma sono cresciuto dal primo album e spero di crescere ancora. Penso che Giovani sia il mio disco più bello, e spero che chi lo ascolta sia d’accordo con me: c’è più maturità, dentro. E poi, riconosco di aver avuto la forza di crederci quando tutto sembrava andare storto.
Ti aspettano i concerti…
Sì. A livello artistico ho chiaro quello che voglio realizzare. Non andrò a fare balletti, sarà uno spettacolo che racconterà le canzoni: ho sempre amato l’attitudine rock delle band, sono molto vere e hanno la forza di tenerti lì solo con la musica. Spero che il pubblico, una volta uscito, racconti quanto gli sia piaciuto il mio concerto come ho fatto io per altri di cui sono stato spettatore.