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DRAGHI E CAVALIERI

Capita - a volte - di farsi ingannare dalle apparenze. Di imbattersi, magari passeggiando per prati e boschi, in una rara pietra turchina, di raccoglierla e di accorgersi - anche a distanza di mesi - che non si tratta affatto di una pietra. Come è accaduto un giorno all’intrepido Eragon, l’eroe dell’omonimo romanzo di Christopher Paolini, che approda sul grande schermo grazie al talento visionario del regista statunitense Stefen Fangmeier.

La misteriosa pietra turchina
Sul far del tramonto - recando con sé la pietra turchina - Eragon raggiunge lo zio Garrow e il cugino Roran, che da quando è rimasto orfano sono diventati la sua famiglia, e li aiuta a preparare la cena. Le ore scorrono tranquille nel piccolo villaggio di Carvahall e nulla gli fa presagire che la sua vita sta per subire una brusca impennata.
Un giorno - all’improvviso - la pietra turchina si crepa e si schiude, liberando le minuscole zampe di una cucciola di drago. Attonito e impaurito, Eragon si avvicina a piccoli passi alla minuscola creatura tremante e la adagia sul palmo della mano per riscaldarla. Quando la depone, si accorge che la sua mano risplende del Gadwey Ignavia, il simbolo a forma di drago d’argento che identifica i Cavalieri dei Draghi.
Con il cuore a mille per l’emozione, Eragon comprende immediatamente tre cose: che la pietra era in realtà un uovo di drago; che egli appartiene alla gloriosa stirpe dei Cavalieri dei Draghi; che la sua missione è liberare il leggendario regno di Alagaesia dalle grinfie del malvagio Galbatorix, il tiranno che in nome del potere e della ricchezza ha sterminato senza pietà i Cavalieri dei Draghi.
Dopo la morte di zio Garrow, avvenuta per colpa dei Ra’zac - una razza di creature astute al servizio di Galbatorix - Eragon sente che è giunto il momento di impugnare le armi. Affiancato dal saggio e fedele Brom, che gli svela i segreti dell’arte della spada e della magia, e dalla “draghessa” Saphira, Eragon si prepara a sferrare l’attacco decisivo al tiranno e a restituire la serenità e l’armonia ai sudditi di Alagaesia.

Un’abbuffata di effetti speciali
“Ho effettuato la maggior parte delle riprese tra l’agosto e il novembre 2005, sullo sfondo delle sterminate e verdissime campagne dell’Ungheria”, racconta il regista Stefen Fangmeier, alla sua prima esperienza dietro la macchina da presa. Alle spalle, una sfavillante carriera sulla torre di comando degli effetti speciali per pellicole del calibro di Hook e di Jurassic Park di Steven Spielberg.
Ma la vera sfida, costata mesi e mesi di impegno e di lavoro, è stata trasformare - con la complicità di computer e mouse - la campagna ungherese nell’incantato regno di Alagaesia. “Gli effetti speciali - sottolinea con un pizzico di orgoglio il regista - sono stati realizzati tra gli Stati Uniti e l’Australia da due autentici colossi: la Weta di Peter Jackson, che ha ‘sfornato’ King Kong e la trilogia de Il Signore degli Anelli e la Industrial Light & Magic di George Lucas, che ha dato vita alla saga di Guerre stellari”.
La scena più “infarcita” di meraviglie elettroniche è senza dubbio quella della battaglia nella valle di Farthen Dur tra le forze del bene, comandate da Eragon e Saphira, e l’esercito del malvagio Galbatorix. “È il piatto forte del film - confida Fangmeier, indicando le immagini che si rincorrono sullo schermo - destinato a imprimersi nella mente degli spettatori, perché segna la fine del viaggio di Eragon e il punto culminante della storia. Per realizzare il duello finale tra Eragon, a cavallo di Saphira, e lo spettro Durza in sella a un enorme mostro volante, ho sovrapposto le riprese aeree girate in Ungheria a quelle girate in studio, costringendo gli attori a ‘volare’ su cavalli idraulici collegati al computer. E il risultato è davvero sorprendente”.

Un volo da guinness dei primati
Lo sceneggiatore Peter Buchman, che ha “strizzato” le seicento pagine del romanzo per trasformarle in un copione, è diventato un fan a cinque stelle di Christopher Paolini, stregato dall’abilità e dalla naturalezza con cui riesce a dar vita a mondi immaginari. “Una delle magie della pellicola, che non mancherà di emozionare il pubblico e di catapultare la pellicola tra le pietre miliari della storia del cinema - afferma Buchman - è il fatto che per la prima volta è possibile assistere al volo di un drago”.
Grazie ai prodigi del computer e della tecnologia, infatti, in Eragon i draghi smettono di essere semplici creature immaginarie e - almeno al cinema - entrano a far parte del mondo reale. “Saphira, però, non è un drago qualunque - puntualizza lo sceneggiatore - né un mostro senz’anima come le creature che popolano i film dell’orrore. È la migliore amica di Eragon, la compagna che lo aiuta ad affrontare e a vincere la battaglia contro il male. Ha personalità, sentimenti e stati d’animo che abbiamo cercato di rendere evidenti attraverso le espressioni del muso e degli occhi”.
Nel corso del film, Saphira subisce notevoli evoluzioni: se quando lascia l’uovo è alta poco più di 25 centimetri, nella battaglia di Farthen Dur è una “stangona” di 15 metri con le ali lunghe 7 metri e larghe 10. A darle la voce - nella versione italiana - è la giornalista sportiva Ilaria D’Amico. “Ho accettato la proposta con gioia - spiega la D’Amico - perché ho un nipote di dieci anni appassionato di fantasy e di avventure, ma sono rimasta letteralmente spiazzata, perché ho sempre pensato di possedere una voce orribile”.
A indossare i panni del protagonista, il diciottenne Edward Speleers, debuttante assoluto nel mondo delle stelle cinematografiche, scelto al termine di centinaia di provini in tutto il mondo. “E pensare che prima di Eragon - racconta divertito - il pubblico delle grandi occasioni era per me quello delle recite scolastiche”.
Al suo fianco, due attori di fama internazionale: Jeremy Irons nel ruolo del fido Brom e John Malkovich nelle vesti del perfido Galbatorix. Incoraggiato dalla calda accoglienza della pellicola in USA e in Europa, Fangmeier sta già pensando alla realizzazione del secondo capitolo della Trilogia dell’Eredità. “Ora che ho superato la paura di deludere i lettori del romanzo - conclude - non vedo l’ora di riprendere il lavoro per far rivivere l’intera saga sul grande schermo”.

CARLO TAGLIANI

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