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ADRENALINA A MILLE

“Tutto è possibile” e “Diventerai una star”. Nel titolo dei due singoli con cui si sono presentati l’anno scorso al pubblico c’è riassunta la fantastica avventura che stanno vivendo Ka, Dani, Ste e Pedro, meglio conosciuti come Finley. Per loro, infatti, il “possibile” era fare breccia nel muro della musica italiana e vedere la band brillare tra le stelle dello spettacolo.
L’impresa è riuscita, ma se qualcuno pensa che sia stata una passeggiata, si sbaglia di grosso. Ka e Dani, infatti, ci hanno messo dei mesi prima di trovare qualcuno che condividesse la loro stessa passione per il rock e, soprattutto, che avesse voglia di impegnarsi sul serio. Alla fine sono arrivati Ste e Pedro, conosciuti all’Accademia della Musica nel 2000. Il tempo di mettere a punto qualche canzone e il quartetto era già in giro a suonare ovunque capitasse: feste scolastiche, festival, pub, concorsi.
La svolta nel 2005. I Finley pubblicano un brano in inglese, “Make up your own mind”, che finisce come colonna sonora per uno spot pubblicitario di una casa automobilistica. Intanto firmano un contratto con Claudio Cecchetto, noto dee-jay e produttore, che fa incidere nuovamente “Make up your own mind” in italiano. S’intitola “Tutto è possibile”, come l’album che uscirà poco dopo. È la primavera del 2006 e per il gruppo le cose cambiano.
Il loro mix di rock-pop-punk intriso di melodia fa sensazione e il disco vende bene. Alzano poi le quotazioni collaborando con il rapper Mondo Marcio nel brano “Dentro alla scatola”, facendo incontrare il loro energico sound con i ritmi dell’hip hop. Si apre così per il quartetto un’intensa stagione di affollati concerti e di premi da incamerare, tra cui il prestigioso Best Italian Act agli MTV Europe Music Awards.
Adesso per i Finley è arrivata l’ora della verità, che ha preso i contorni del nuovo album, “Adrenalina”, volato subito in alto nelle classifiche. La formula proposta s’aggancia al precedente lavoro, ma la band dimostra di essere cresciuta: sono sparite alcune ingenuità, si registra una maggiore coesione sonora, spuntano efficaci variazioni negli arrangiamenti. I ragazzi, insomma, guardano avanti. Il futuro, per loro, è roseo.


L’INTERVISTA

Con quale spirito siete approdati al nuovo album?
L’atmosfera in studio rispecchiava ancora l’intensa stagione di concerti da cui eravamo reduci, l’approccio giusto per il nostro tipo di sound. E infatti abbiamo registrato il disco velocemente, in quattro mesi, prendendo spunto dai pezzi scritti durante il tour. Insomma, l’adrenalina era a mille, e non a caso il disco è stato intitolato proprio “Adrenalina”.

È cambiato qualcosa nel vostro suono?
L’album segue un po’ la scia del precedente, ma in molte canzoni abbiamo inserito delle novità. Ci siamo spostati verso un rock più elaborato e gli arrangiamenti sono più curati. Suonare per tanti mesi dal vivo ci ha certamente aiutati a maturare come musicisti.

Come avete vissuto la tensione del secondo album, dopo il successo del primo?
Abbiamo cercato di non pensarci, di spegnere dalle nostre teste quanto accaduto con “Tutto è possibile”. Non volevamo ripeterci e la soluzione migliore per farlo era dare libero sfogo alle idee, senza calcoli. La pressione, forse, la sentiamo più adesso, visto che sappiamo cosa ci aspetta. Agli esordi, ti butti senza paracadute, sull’onda dell’entusiasmo nel vedere pubblicate le tue canzoni.

Quali argomenti avete affrontato nei testi?
C’è una maggiore riflessione generale, dovuta al fatto che siamo cresciuti. Affiora il peso di stare lontano dalle famiglie o di non poter condurre una vita normale come altri ragazzi, dovendo rinunciare a parecchie cose per seguire il nostro lavoro. Ma, è ovvio, non ci lamentiamo per questo: la soddisfazione di essere dei musicisti non ha prezzo.

C’è stato un momento in cui avete capito di aver fatto il “grande salto”?
È stato un percorso in progressione, sviluppato passo dopo passo. Per noi, è stato meglio così: la popolarità è arrivata a gradi, così come le responsabilità. L’affetto di un pubblico sempre crescente nei concerti ci ha reso felici e motivato, ma proprio per questo pensiamo di non essere mai arrivati: ogni volta è una nuova sfida. Dobbiamo migliorare e imparare.

Nei vostri pezzi, benché energici, emerge la melodia. Come riuscite a trovare sempre quella che funziona?
La composizione parte proprio da un’idea melodica. Solo dopo la sviluppiamo in base all’arrangiamento che riteniamo migliore per il pezzo. L’importante è avere una bella canzone, dopo tutto è più facile.

Nel brano “Adrenalina” dite: “Cerco un’alternativa che tenga scossa la mia normalità…”. È la spia di un disagio che avvertite anche nei vostri coetanei?
A volte, c’è bisogno di una scarica positiva per andare avanti nella normale vita di un ragazzo, quella che fa aumentare appunto l’adrenalina. Senza voler dare consigli a nessuno, cerchiamo di trasmettere ottimismo con le canzoni, che poi è il sentimento che prevale tra noi.

Una canzone aiuta ad andare avanti?
Aiuta a sognare e a vivere. Tanta gente non lo capisce, ma quando acquisti un cd compri anche delle emozioni. Un brano, qualsiasi cosa tu faccia nella vita, può toccarti davvero le corde dell’animo. Noi stessi se non avessimo vissuto delle emozioni ascoltando altri artisti oggi non saremmo qui.

Cosa vi ha dato e tolto la vostra affermazione?
Tanta soddisfazione, soprattutto nel vedere ripagati i sacrifici fatti per anni nel tentativo di emergere. In negativo, forse, i numerosi impegni che dobbiamo affrontare. Per ragazzi della nostra età, 20 anni in media, alcune volte è faticoso, soprattutto a livello mentale: spesso, in pochi giorni, siamo sballottati da un luogo all’altro. Per fortuna, ci viene in aiuto la nostra forte amicizia: ci sosteniamo a vicenda nei momenti di difficoltà.

CLAUDIO FACCHETTI
Nilus
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©AGOSTINO LONGO
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