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QUEI SEGRETI TRA DI NOI

Chi non ha un segreto? O magari più di uno? Una confidenza ricevuta dalla compagna di banco, che ha supplicato di tenere la bocca cucita. Un fatto di cui si è stati testimoni, che ci si vergogna a far sapere in giro. Una cosa che riguarda la propria famiglia e che è bene rimanga chiusa tra le pareti di casa.
Talvolta c’è la tentazione di dirlo a qualcun altro, per condividere un peso oppure chiedere un consiglio. La tentazione diventa fortissima quando si tratta di un pettegolezzo così succulento da rendere il passaparola inevitabile; finché si tratta di sciocchezze, pazienza: la vanità (far sapere che “si sa”...) in qualche caso può essere perdonata.
Attenzione però: i segreti veri sono cose serie, da maneggiare con cura. Tradire le confidenze di un amico o di un’amica può provocare sofferenza e delusione, fino a rovinare rapporti consolidati. “A me è successo l’anno scorso – ricorda Gabriella, che frequenta la terza media a Pesaro - : Giulia mi aveva confidato che forse i suoi avrebbero cambiato città per motivi di lavoro. Non so perché, forse volevo farmi bella con gli altri perché io sapevo una cosa che loro invece ignoravano, ma la notizia del trasferimento mi è scappata di bocca con un’altra compagna di classe.
Nel giro di una settimana lo sapevano tutti, professori compresi. E invece la famiglia di Giulia avrebbe preferito aspettare la fine dell’anno scolastico per comunicarlo alla scuola. Fatto sta che qualcosa si è guastato, lei me l’ha rimproverato un sacco di volte e adesso che non vive più qui ci sentiamo di rado”.
In famiglia la questione è diversa. Con i genitori tenere un segreto non ha molto senso, un po’ perché, al contrario, con loro è bello parlare di tutto e un po’ perché, se il segreto riguarda qualche marachella, sono i primi ad accorgersene…
“L’anno scorso un compagno aveva portato un pacchetto di sigarette in gita scolastica. L’aveva nascosto nella valigia – racconta Paolo di Vicenza, 13 anni – e la sera, in camera, ci ha proposto di fumare, facendoci giurare che non l’avremmo detto a nessuno. Non so come, ma mia mamma se ne è accorta appena ha aperto il mio zaino. Forse ha annusato l’odore del fumo sulle magliette, chissà. Ha iniziato a tempestarmi di domande e dopo un po’ mi sono arreso. È scoppiato un putiferio a scuola. Però in fin dei conti sono stato contento di averglielo detto, mi sono sentito sollevato”.
Sì, perché tenere un segreto con i genitori non dà molta soddisfazione, è come tradirli un po’. Oltretutto loro hanno una specie di radar: capiscono subito che gatta ci cova. “Quando ero in prima media – ricorda Guido, che adesso frequenta la prima in un liceo di Milano – ho strappato la pagina del diario in cui la professoressa segnalava che non avevo finito i compiti. Mi sembrava di aver fatto una furbata e i miei non sospettavano niente. Be’, il mio segreto è durato una settimana: non ce la facevo più, mi sentivo in colpa per aver tradito la loro fiducia in me e alla fine gliel’ho detto io, di quella pagina strappata”.
Insomma: o mamma e papà (soprattutto la mamma, però) se ne accorgono da soli, che c’è qualcosa che il figlio non dice, oppure sarà il ragazzo stesso a capitolare. E “confessare”. Del resto, è giusto così: non è compito dei genitori vigilare su ciò che accade al figlio?
Con i fratelli la situazione cambia: se sono più grandi da loro ci si aspetta un consiglio, se sono più piccoli in genere si sta alla larga dalle confidenze “perché non capirebbero”. “Mia sorella ha tre anni più di me – interviene Francesca, 12 anni, di Vicenza - , va al liceo scientifico. Ogni tanto mi viene voglia di parlare con lei però ho sempre l’impressione di essere giudicata. Lei mi dice: sciocchezze da ragazzine, e liquida la questione. Si sente tanto grande e non capisce i miei problemi”.

Caro diario, ti scrivo…
Simbolo per eccellenza del segreto è il diario. Per alcuni è un tutt’uno con quello scolastico: i compiti però sono un optional, quel che conta è annotare giorno dopo giorno le vicende più interessanti. Un’occhiata misteriosa lanciata dal bello della scuola durante l’intervallo (“Cosa avrà voluto dirmi?”), un appuntamento strappato dopo mesi di appostamenti (“Evviva!”), una sgridata chissà perché dalla prof prediletta (“Ma quella ce l’ha con me, chissà perché?”)… insomma tutto quello che colpisce finisce stenografato nell’agenda. Stenografato, nel senso che ci vuole molto occhio per decifrare le scritte.
Per altri invece – quasi sempre ragazze – il diario personale è tutt’altra cosa. È un tesoro, sempre più raro, per la verità, da tenere ben chiuso nel cassetto più inaccessibile dell’armadio, meglio se seppellito sotto un cumulo di biancheria e ancora più se protetto da un piccolo lucchetto dorato. Non è solo il diario a essere segreto, ma persino il momento in cui lo si riempie di parole. “Io scrivo tutto quello che mi è successo nella giornata – racconta Silvia di Ferrara, 13 anni compiuti a luglio - . E lo faccio la sera, dopo aver salutato tutti ed essermi chiusa in camera mia. Non mi va che mia mamma mi veda, mi vergogno un po’. Forse perché mi piacerebbe raccontare anche a lei le cose che scrivo, ma poi non sempre ci riesco”.
Silvia nel suo diario descrive minuziosamente la giornata, quasi minuto per minuto: la sensazione di rabbia quando non è riuscita a reagire a una stupida critica della sua peggior nemica, la delusione quando ha saputo che Luca era malato, proprio il giorno in cui lei lo ha aspettato mezz’ora davanti a scuola…
Cose così, che magari rilette a distanza di qualche settimana o anche di qualche giorno appaiono un po’ enfatiche, “gasate”, sopra le righe. E che però, lì per lì, sono così importanti da meritare di essere raccontate in una pagina di diario, tanto più che il semplice fatto di metterle nero su bianco aiuta a vederle più chiaramente, a comprenderle di più.
E se qualcuno, in casa, ficca il naso? “Mio fratello è una peste ed è anche molto curioso. Per questo non voglio che sappia che tengo un diario. Mia madre invece lo sa ma mi fido di lei: non lo aprirebbe mai di nascosto – commenta Martina, 13 anni – . Una sera l’avevo dimenticato sopra la scrivania e lei, al ritorno dalla scuola, mi ha strizzato l’occhio: il tuo quaderno, mi ha detto, l’ho messo nel cassetto. Voleva proteggere il mio segreto dalla curiosità di mio fratello... Del resto a lei racconto quasi tutto di quel che mi succede”. E quel “quasi”? “Be’, nel diario scrivo anche cose più personali, le mie riflessioni, mi ispiro alle poesie che mi piacciono. Pensieri che non confesso a nessuno...”.
Un desiderio di privacy che resiste tra i giovanissimi, in un’epoca in cui mettersi in mostra sembra essere il primo comandamento. Segreti familiari fino ad allora custoditi meglio di un tesoro in una banca svizzera vengono spiattellati in televisione all’ora di punta. Confidenze e riflessioni che in teoria dovrebbero interessare solo pochi intimi finiscono su internet, accessibili a tutti. Ecco allora che in un mondo così, non è bello coltivare una nuova virtù? Eccola: la riservatezza.

CATERINA MEALLI
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