C’è amicizia e Amicizia. Anzi, ci sono tanti amici ma un numero limitato di Amici. “L’amico vero, quello con la A maiuscola, per me è quello che non ti giudica, che cerca di capirti, che ti consiglia in modo affettuoso quando sbagli – elenca Silvia, che frequenta la prima liceo scientifico a Piacenza - . Gli amici non dovrebbero farsi soffrire tra loro, ma anche se a volte capita, sono solo momenti, anzi, qualche bel litigio aiuta a conoscersi meglio”.
Quanto sono importanti gli amici per i ragazzini! Molto più di quando si era alle elementari, molto di più anche di quanto accade per gli adulti, che a volte apprezzano anche la solitudine. Quando si hanno 12-14 anni, invece, la solitudine no, non piace affatto. Anzi, l’amicizia è una cosa così importante, così fondamentale nella propria vita, che quasi quasi i “soliti” compagni di classe non bastano più, che si va alla ricerca di qualcosa di nuovo, di qualcuno che condivida interessi. Persone con cui “staccarsi” dal solito ambiente, qualcuno con cui scambiare qualcosa di più delle scontate spiritosaggini sui prof o delle stesse identiche battutine sul compagno secchione…
“Posso contare sul gruppo”
“Quando ero un po’ più piccola – racconta Federica, 15 anni, che vive in un piccolo paese alle porte di Napoli – trascorrevo quasi tutto il mio tempo libero con Laura, andavo spesso a casa sua e lei veniva da me per giocare, per fare i compiti ma soprattutto per chiacchierare e scambiarci confidenze e piccoli segreti. Siamo state nella stessa classe dalla terza elementare alla terza media.
Era un’amicizia molto intensa, penso che quasi tutti abbiano avuto un’amica del cuore e possano capire con quanta forza ci si leghi, quanto si diventi esigenti nei confronti degli amici speciali, soprattutto per la marea di cose fatte e di tempo trascorso insieme. Le cose ora sono un po’ cambiate e sto passando momenti meravigliosi insieme ad alcuni amici che ho conosciuto a un corso di recitazione organizzato dalla parrocchia, ci si incontra spesso il pomeriggio per provare e qualche volta il sabato sera per una pizza all’oratorio. Adesso sono loro il mio mondo, la mia compagnia, praticamente la mia seconda casa. Siamo un gruppo veramente forte”.
“Il mio mondo”, dice Federica. Ed è proprio questo che i genitori spesso non riescono a capire: che bisogno c’è di trascorrere ore e ore al telefono se ci si è salutati pochi minuti prima? Qual è la molla che spinge a stare interi pomeriggi a chiacchierare sotto casa, in gruppettini di tre o quattro ragazzini... Ma cosa avranno da dirsi, questi benedetti figli?
“Sì, passiamo molto tempo insieme – risponde Giovanna, 13 anni, terza media – , spesso senza fare niente di particolare: si chiacchiera, si ride, si scherza. Ai miei genitori sembra tempo perso, me lo ripetono di continuo: vieni a casa a studiare, dicono. Ma un’ora a parlare con gli amici per me non è tempo perso”.
“Avere un gruppo di amici – riflette dal canto suo Gianluca, che ha 14 anni e frequenta la quarta ginnasio in un istituto paritario di Milano – ti fa sentire sicuro, rispettato. Sai che per qualsiasi cosa potrai contare su di loro. Se per esempio litigo con mia madre oppure prendo un brutto voto, so su chi posso fare affidamento per avere sostegno e comprensione. C’è sempre qualcuno disposto ad ascoltare e a consigliare… Niente genitori, niente professori o altri adulti a dirti cosa devi fare e come la devi pensare… Solo noi… Non so come spiegarlo ma ci si sente più liberi”.
La risorsa “genitori”
Più liberi, certo, perché l’amicizia è un sentimento tra pari, senza costrizioni o obblighi. Ma Gianluca forse dimentica che gli amici a volte deludono, a volte tradiscono la fiducia che si ripone in loro, a volte non rispettano i patti… E allora rispuntano fuori i genitori, con la loro capacità di capire senza tante parole gli stati d’animo dei figli, con le loro braccia aperte, sempre, senza che ci sia nemmeno bisogno di chiedere.
“A me è capitato di ricevere una grossa delusione – ricorda Teresa, 14 anni, di Grosseto - . La mia migliore amica, Monica, non mi aveva detto che si era presa una cotta per un compagno. Anzi, lei negava. Però un sabato pomeriggio li ho visti che passeggiavano mano nella mano in un parco appena fuori dal nostro quartiere. A me aveva detto che doveva andare a trovare i nonni e che per questo non poteva stare con me.
È stata una delusione fortissima: che bisogno c’era di raccontarmi una bugia? Perché mi aveva tenuto all’oscuro? Perché ripeteva che io ero la sua migliore amica e poi mi tagliava fuori da una cosa così importante? Non potevo crederci. Quel pomeriggio ero così abbattuta che mia mamma se ne è accorta. Abbiamo parlato per un’ora e alla fine mi sono convinta che Monica aveva sbagliato, sì, ma che c’era senz’altro una spiegazione. Il giorno dopo l’ho affrontata e ci siamo chiarite. Non dico che è tornato tutto come prima, ma almeno abbiamo dato alla nostra amicizia un’altra possibilità”.
Con i genitori, per la verità, non sempre le cose vanno lisce. Se ai tempi delle elementari era la mamma a organizzare la giornata dei figli, ad assecondare alcune amicizie giudicate positive e a mettere i bastoni tra le ruote ad altre, superati i 10-12 anni la faccenda si fa più complessa. I figli le amicizie se le vogliono scegliere in autonomia. E non sempre le scelte sono condivise.
Però se ci si fida dei genitori, se si è certi nel profondo del cuore che mamma e papà riflettono e agiscono secondo il bene dei figli, allora la guerra in casa potrà essere evitata. “Fin dalla prima media mia mamma mi incoraggiava a stare con due ragazzi che a me sembravano insopportabili – ricorda Mattia, che adesso ha 13 anni e frequenta la terza media a Padova - . A me invece piaceva da matti Luigi, perché in classe comandava tutti. Io ero diventato il suo aiutante e ci divertivamo un sacco, all’intervallo decidevamo noi con chi giocare e con chi no.
A mia mamma però Luigi non piaceva per niente, diceva che a casa facevo il prepotente con mia sorella più piccola così come avevo visto fare a scuola dal mio amico. Più mi diceva: stagli alla larga, più io desideravo la sua compagnia. In seconda media Luigi è stato bocciato e la sua famiglia lo ha iscritto in un’altra scuola. All’inizio della terza media mi sono ritrovato solo: nessuno mi voleva. In questi mesi di scuola ho fatto una fatica tremenda a riconquistare l’amicizia dei compagni. Così ho imparato due cose. Primo: a fidarmi dei miei genitori. Secondo: che l’amicizia è una cosa troppo importante per offrirla alle persone sbagliate”.
CATERINA MEALLI