La quiete dopo la tempesta. Passata la buriana degli scioperi e delle proteste, ormai stanno per arrivare le pagelle del primo trimestre: dopo 30 anni, troveremo di nuovo i voti espressi in numeri, dall’1 al 10, che soltanto alle elementari saranno ancora affiancati dai giudizi.
Già, c’è qualcosa di nuovo, anzi d’antico nei provvedimenti decisi dal Consiglio dei ministri, che hanno sollevato tanto scalpore: oltre ai voti tradizionali, il ritorno al grembiule (più egualitario e ordinato, con la speranza che non sia anche griffato) e al maestro unico (dal prossimo anno) per le elementari. E, dopo 10 anni, il voto di condotta nelle scuole medie e nelle superiori può di nuovo essere decisivo:
con 5 si è bocciati.
Sul voto in condotta la polemica non è ancora spenta: da una parte c’è chi sostiene che legare la promozione al contegno tenuto in classe non risolve il distacco degli studenti dalla scuola, soprattutto non placa la violenza beota; dall’altra, chi ribatte che non basta chiedersi perché i ragazzi diventano bulli, ma servono strumenti per cambiare le cose. Come dire che le sanzioni inducono a rispettare le regole.
Si studiano anche nuove norme antibullismo da inserire nei regolamenti d’istituto: scuola e famiglia dovranno sottoscrivere un "Patto educativo di corresponsabilità" che prevede il risarcimento dei danni provocati dai ragazzi.
Tra le altre novità annunciate: per combattere il rincaro, i libri di testo avranno la durata di 5 anni (nel frattempo gli studenti hanno inventato i "manuali fai da te" copiati su cd e distribuiti gratis); ritorna l’educazione civica, che comprenderà anche l’educazione stradale e ambientale, oltre che lo studio della Costituzione; e si pensa ad una card destinata a premiare gli allievi migliori delle superiori con sconti e agevolazioni per acquistare libri, andare a teatro o iscriversi ad attività sportive.
La distribuzione di questi bonus non è ancora iniziata, ma la discussione continua. "Meglio usare quei fondi per garantire i docenti - suggerisce una madre -. Pensino a non far cambiare i professori ogni mese, il regalo a mia figlia lo do io quando lo merita". Un’altra, ricorda che i nostri studenti sono dei privilegiati, milioni di altri ragazzi vorrebbero andare a scuola, ma ne sono impediti dalla guerra o dalla miseria. La scuola è un diritto e un dovere. Diritto alla studio e dovere di non andarci soltanto per scaldare il banco. È giusto, insomma, premiare chi va controcorrente e cerca l’eccellenza, oppure si tratta di un impegno doveroso?
Sistema scolastico da cambiare?
"Disciplina, rigore, impegno e serietà" è il nuovo messaggio che lancia ora la scuola. Come non essere tutti d’accordo? E, difatti, non sono questi buoni propositi ad aver sollevato le proteste. Piuttosto, l’annuncio dei tagli alla pubblica istruzione (87 mila docenti in meno nei prossimi tre anni) e il "rimpasto" nelle
elementari, l’unico settore che funziona bene. Puntualmente è arrivata
la bocciatura per la scuola italiana: professori pagati poco (risultano i peggio retribuiti d’Europa), fondi spesi male, record di abbandoni, bene solo le elementari.
È, in sintesi, la fotografia del nostro sistema formativo realizzata nell’ultimo rapporto Ocse, l’Organizzazione per lo sviluppo economico. Se è vero che il futuro di un Paese si vede dalla scuola, il nostro orizzonte appare cupo. Insegnare è una passione infinita, ma si può insegnare con 1.200 euro al mese? Con questa somma non si possono comprare libri e nemmeno giornali, altro che aggiornamento culturale! I risultati sono sconfortanti: i test Pisa, che misurano le competenze nella scuola secondaria, rivelano che i nostri studenti sono al 35° posto sui 40 Paesi esaminati. Ciò che più colpisce è la loro scarsa dimestichezza con il metodo scientifico.
Il sistema scolastico italiano è dunque totalmente fallimentare? No, tre sondaggi suggeriscono di non disperare e, anzi, aprono squarci di sereno. Il primo, realizzato da Demos-Coop tra le famiglie, ci dice che la fiducia nella scuola
è leggermente in calo e il collegamento con il mondo del lavoro continua ad essere insufficiente. Ma per la maggioranza (55% dei genitori e il 60% degli insegnanti), l’istruzione pubblica rimane uno dei pilastri fondamentali del Paese.
Qual è il male maggiore della scuola? In testa alle risposte c’è "la mancanza di fondi", poi l’insufficienza di sostegni economici per gli studenti più poveri, la scarsa qualità degli insegnanti ("andrebbero valutati e i migliori premiati"), l’inadeguatezza arretrata dei programmi. I problemi più urgenti da risolvere? "Libri migliori e più disciplina".
La seconda indagine, di "CittadinanzaAttiva", è un colpo di spugna ad alcuni luoghi comuni sui comportamenti violenti a scuola. La ricerca ha coinvolto duemila medie e superiori, dando voce a 5 mila studenti e 600 professori. Il 51% ammette di aver assistito a episodi di violenza e il 37% di averli subiti. Le violenze più diffuse sono quelle psicologiche, assai più striscianti e meschine di quelle fisiche.
Ben 1.771 ragazzi raccontano quanto siano frequenti le dicerie e gli insulti
per mettere un compagno in cattiva luce, gli scherzi per renderlo ridicolo, i tentativi
di escluderlo. Guai a chi è timido, grasso, poco alla moda o molto studioso. Un terzo degli intervistati dice di non intervenire mai di fronte ad un’aggressione e il 39% afferma di non aver mai visto nessuno difendere un suo compagno.
Lo stesso accade per gli atti vandalici, di fronte ai quali la percentuale di chi non muove un dito sale a quota 71. Ma - è questa la sorpresa - sono gli stessi studenti a chiedere modelli forti, punti di riferimento rigorosi. Al primo posto fra le richieste: regole e professori più severi.
I difetti degli insegnanti? Avere pregiudizi (45%), ricorrere alle punizioni collettive e non sanzionare il singolo responsabile (37). Quello ideale, di contro, non è amicone e permissivo, ma autorevole, che sa farsi rispettare e a sua volta rispetta le regole.
Il terzo sondaggio sui ragazzi, condotto da Swig-Corecom, rivela un altro aspetto spesso dimenticato: 55 studenti su cento a scuola vogliono meno pacche sulle spalle e rispetto reciproco con i prof. Il rispetto sembra una categoria dello spirito in rilancio. Insieme a stima e comprensione, si piazza in cima alla classifica dei sentimenti su cui poggia il rapporto con i genitori. Più su - ed è un’altra sorpresa - del dialogo e dell’amicizia.
E un padre o una madre che sanno farsi rispettare (non che pretendono rispetto) sono considerati dal 79% degli intervistati quelli che danno maggior sicurezza
. Pollice verso per i genitori che vanno a reclamare dal preside se il rampollo prende dei brutti voti o si affatica troppo sui libri, invece di pensare che la costruzione del suo futuro passa anche attraverso quelle fatiche.
©MondoErre - Romeo Repetto