Ora ha una festa
tutta per sé. Il 21 giugno di ogni anno si celebrerá la “Giornata mondiale della giraffa”, un’iniziativa ideata dalla Giraffe Conservation Foundation, la fondazione che si occupa della loro
tutela, per far conoscere meglio quest’animale e per aiutarlo a sopravvivere.
Il primo
appuntamento è stato quello del 2014: un evento che ha riscosso consensi un po’
ovunque ed ha coinvolto governi, associazioni ambientaliste, volontari,
riserve
naturali, oltre cinquanta zoo in giro per il pianeta. Un’idea lanciata per
raccogliere fondi e dare notizie sulle condizioni della giraffa: infatti
il più alto mammifero del globo, nonostante sia insieme al leone, al
bufalo e all’elefante, uno dei simboli dell’Africa, è stato finora inserito
raramente in programmi di ricerca.
Conoscerla per
salvarla
Per la sua prima
celebrazione, gruppi di studiosi ed appassionati hanno organizzato, in varie
località, incontri per raccontare tutto quello che oggi si sa di questo
singolare animale dal collo
lungo circa due metri e mezzo e dalle zampe smisurate e per cercare di mettere in
pratica azioni per la sua salvezza. Per evitare che possa sparire dalle terre
africane.
Secondo i dati
recenti, la popolazione di giraffe si è quasi dimezzata negli ultimi quindici
anni. Dalla fine degli anni Novanta ad oggi il loro numero è sceso da 140 mila a 80 mila esemplari, meno di quello degli elefanti: è
sparito circa il 40% nel giro di una decina d’anni. Per gli scienziati, se non
si interviene questi animali potrebbero presto soccombere in pochi anni.
Come succede per la
maggior parte delle specie in pericolo, le cause principali di questo rapido
declino sono le solite: riduzione del loro ambiente naturale, l’invasiva
presenza dell’uomo, la caccia. Oggi è proibito uccidere le giraffe ma, come
sempre,
il
bracconaggio non
manca: sono prese di mira non solo per la carne, ma soprattutto per la pelle
resistente, da cui si ricavano briglie, fruste, cinghie e persino strumenti
musicali.
Così, anche per la
pacifica giraffa, l’uomo diventa il “predatore” più minaccioso. Infatti, in
natura, i veri predatori, principalmente leoni e leopardi, ma pure iene e
coccodrilli, riescono ad avere la meglio solo contro gli esemplari malati, vecchi o troppo giovani, quindi ancora
inesperti nel difendersi.
Una giraffa adulta,
nonostante la sua espressione bonaria e il carattere “tranquillo”, può sferrare
poderosi calci in grado non solo di allontanare, ma
anche di uccidere il più agguerrito dei re della foresta. Comunque, non ama
affrontare le lotte, per questo, grazie alla sua altezza e alla vista
prodigiosa, riesce a vedere eventuali pericoli da lontano e preferisce
scappare.
Macchie come
impronte digitali
In particolare, due
delle nove specie viventi sono considerate a rischio estinzione dagli esperti. Quella più minacciata è
la “West African Giraffe”, la cosiddetta giraffa del Niger, attualmente
presente in natura con circa 300 esemplari. Un dato piuttosto preoccupante, che
ha convinto il governo nigeriano a mettere in porto specifici programmi di
conservazione, nel tentativo di combattere soprattutto la caccia di frodo. L’altra
specie in seria difficoltà è la giraffa di Rothschild, diffusa in Uganda e
nelle aree centrali del Kenya: conta poco più di un migliaio di capi, in buona
parte concentrati nel parco nazionale ugandese “Murchison Falls”.
Conosciuta fin dai
tempi degli Egizi, la giraffa è un animale che vive solo in Africa
, dove si
divide in
due grandi
gruppi: quello
settentrionale, dal mantello coperto di macchie fitte e di forma spigolosa e
dagli arti bianchi, e quello meridionale, con un mantello caratterizzato da
macchie distanziate. Oltre all’altezza, le macchie, appunto, sono uniche per
ogni esemplare, proprio come le impronte digitali dell’uomo.
Occhi grandi e
scuri, ciglia folte, si muove con una particolare andatura sinuosa e con i suoi
5, 6 metri di
altezza sovrasta il
suo ambiente ideale, le savane, disseminate di alberi e cespugli, e i boschi di
conifere. Riesce a resistere fino a 1.700 metri, ma evita le zone di vero
deserto, le paludi e le foreste.
Campionessa di
resistenza
Se è il caso, le
basta poco per sopravvivere: può stare per lunghi periodi senza bere. E anche
se golosa soprattutto di acacia, bruca quello che trova a disposizione,
soprattutto sugli alberi, per un’ovvia questione di “comodità”: può arrivare a
mangiare
65 chili di
foglie al giorno, ma
se si trova in zone povere di verde, tira avanti benissimo con 7 chili di cibo
al giorno. La spilungona delle savane ha ancora una particolarità: la lingua
blu, che può raggiungere i 45 centimetri di
lunghezza, che le serve per
strappare le foglie con il labbro superiore.
Piccola corna sulla
testa ricoperte di pelle, le giraffe vivono in gruppi da 10 fino ad 80
esemplari. Essendo molto
socievoli, dividono
tranquillamente il territorio con altre specie, soprattutto con elefanti, zebre
e bufali. Per questi animali, stare in mezzo a loro è una bella comodità:
dall’alto della loro visuale, avvistano per prime i predatori e danno l’allarme.
Comunicano tra loro
tramite grugniti,
fischi, grida, sibili.
E ciascun suono ha un significato
preciso: grugniscono o sbuffano per avvisare le altre del pericolo, mentre i
maschi si capiscono con una specie di abbaio, simile a quello emesso dai
caprioli. I piccoli emettono dei suoni simili a belati o miagolii e le madri
rispondono a tono: fischiano per richiamarli all’ordine o muggiscono se non li
vedono. Un muggito piuttosto forte, tanto da richiamare anche il più distratto
dei figlioli.
© Gianna Boetti - Mondo Erre