Testa rasata o “rasta”, orecchino al naso e alle orecchie, tatuaggi, scarponi da montagna, capelli color fucsia, jeans strappati. Appollaiati sul muretto, masticano chewin gum e si agitano come clown insieme ai loro cani che corrono all’impazzata al ritmo di chitarre e fisarmoniche. I turisti scattano foto a raffica come a una sconosciuta tribù proveniente dall’Amazzonia. Chiamati “punk a bestia”, popolano i centri storici di molte città italiane. Come loro, migliaia di ragazzi e ragazze sfoggiano vestiti e acconciature tra le più strambe come “marchio” del gruppo a cui sentono di appartenere.
Un fenomeno non certo nuovo. Verso la fine degli anni ’60 i ragazzi incominciarono a indossare jeans e a farsi crescere i capelli, mentre le ragazze accorciarono vistosamente la gonna. Era un modo per contestare una società ai loro occhi vecchia e sorpassata.
Adesso è l’ora di pantaloni a vita bassa, di “top” con l’ombelico al vento, di tatuaggi, delle acconciature alla “Toro Seduto”. In questo modo, ci si sente più “vicini” a calciatori, attori, cantanti, veline di cui imitano anche gli atteggiamenti. Con grande “gioia” di genitori e nonni che protestano a ripetizione: “Copriti la pancia!” o “Non vedi che hai i jeans rotti?!”. Più insistono, più le magliette si accorciano e gli strappi si allargano.
È una battaglia continua, ma i ragazzi e le ragazze sembrano sordi ai richiami degli adulti. D’altra parte, il loro modo di vestire serve anche per identificarsi al gruppo a cui sentono di appartenere. Insomma, se vuoi far parte della “tua” tribù, devi seguire precise regole, altrimenti sei out, fuori dal giro. La moda, quindi, è intesa come modello di stile di vita. Scegliendo quella t shirt o quel paio di scarpe piuttosto che altre, si “mette in scena” il proprio ruolo sociale e diventa più facile essere accettati nel proprio gruppo.
Ma quanti sono questi gruppi? E come si identificano? Vediamone alcuni tra i più trendy.
I “Fighetti”
Chi viaggia al ritmo delle mode, porta occhiali da sole, jeans griffati, scarpe da ginnastica ultimo grido, capello ingelatinato e “fintamente” arruffato, il tutto condito da un orologio da centinaia di euro, profumo a litri e cellulare ultima generazione. Sono i “fighetti”, vestiti come manichini anche in piena estate.
Scorrazzano per le strade con le mini-car al ritmo martellante della musica dell’autoradio che fa concorrenza alle discoteche. Tra un “drink” e l’altro, sgallettano con gli amici mostrando il Rolex appena comprato, la camicia con il collo “da impiccato” da cui occhieggia la maglietta D&G. Al loro fianco, ancheggiano le ragazze truccate come modelle, fasciate da costosi vestitini delle boutique di alta moda.
I “Pallonari”
Di tutt’altra pasta sono i tipi da “Viaggi di Nozze”, definizione presa in prestito da un noto film di Carlo Verdone. Copie perfette di Raniero e Fosca, i personaggi protagonisti della pellicola, si pavoneggiano tra gli amici mostrando il passo da cow-boy, il fisico “palestrato” e i tatuaggi più strani. L’unica cosa che non mettono in vista sono gli occhi, nascosti da occhiali da sole e cappelletto piegato.
La loro voce da stadio rimbomba tra le vie dello shopping o nei centri commerciali, dove si trascinano avanti e indietro senza sosta a caccia dei capi di abbigliamento più “cool” da sfoggiare il sabato sera al pub o in discoteca. Sulla pista da ballo, puntano le girl con acconciature multicolore, trucco alla Moira Orfei e spacchi da far girare la testa.
Il giorno dopo è ancora festa: addobbati con bandiere e sciarpe si fiondano allo stadio per incitare a squarciagola la squadra del cuore. Dei loro idoli (spiccano Francesco Totti, Rino Gattuso o Fabio Cannavaro) copiano tutto, perfino la “calata” dialettale e gli strafalcioni linguistici.
I “Casual”
C’è chi alle scarpe strette o alle camicie dal collo “ultra alto” preferisce la comodità dello “sport wear”. Racchiusi in tute “traspiranti” e iper flessibili da cui spuntano scarpe da ginnastica dai colori spaziali, i fan dell’abbigliamento sportivo si abbelliscono con polsini asciuga-sudore e cappelletto parasole anche d’inverno.
La “divisa” giusta per correre, sudare e la sera stramazzare sul letto distrutti. La passione per lo sport tracima da ogni parte: la cameretta è zeppa di poster con le facce dei campioni e l’armadio rigonfio di palloni da basket, racchette da tennis, roller blade.
Gli “Americanoidi”
Altra coloratissima tribù modaiola è rappresentata dai rapper. Sono quelli che si ispirano direttamente ai ghetti delle metropoli statunitensi. Jeans grandi come mongolfiere tappezzati di tasche, scarpe da basket e felpona con cappuccio delle più gettonate squadre dell’NBA, il campionato di basket americano. Dalle maniche spuntano polsini da tennis e dalle fibbie dei jeans pendono catene con attaccate le chiavi di casa e del motorino.
Il loro “habitat” naturale è la strada. Improvvisano percorsi a ostacoli con barattoli e zaini da “gimcanare” con lo skateboard o saltano muretti disegnando nell’aria piroette da acrobata. Nel weekend invadono i rettangoli da basket e i campetti di periferie imitando le “schiacciate” di Yannik Noah o Andrea Bargnani. Quando hanno accumulato abbastanza tossine nei muscoli, si spaparanzano a terra con le cuffiette alle orecchie che sparano classici brani rapper.
Gli “Africans”
Di tutt’altra pasta sono conditi i “figli dei fiori”. Preferiscono tranquille passeggiate al parco e il sabato sera si scatenano nei “centri sociali” con le note di Bob Marley, Manu Chao e le sigle dei cartoni animati. Per feste e compleanni si danno appuntamento fisso nei ristoranti orientali, soprattutto indiani e cinesi. A casa, invece, consumano solo cibi biologici e vegetariani, meglio se importati dal Sud del mondo.
Ed è proprio l’amore per l’Africa e l’Oriente a ispirare il loro modo “etnico” di acconciarsi: capelli lunghi o “rasta” (mai pettinati), magliette e pantaloni dai colori sgargianti, braccialetti, collane di pietre colorate e a tracolla borse di cotone tappezzate di adesivi, acquistate a poco prezzo sulle barcarelle dei mercatini. Per sentirsi perfetti fac-simile dei “guru” indiani.
Gli “Allergici”
Non tutti i ragazzi, però, hanno il “birillo della moda”. Anzi se ne infischiano del tutto. Per loro, vestirsi ogni mattina è solo una scocciatura e per questo infilano la prima cosa che trovano nel cassetto senza preoccuparsi se fuori piove o c’è il sole: meglio passare il tempo libero in compagnia di fumetti e playstation.
Allergici allo shopping, “spediscono” mamma o papà a comprare i vestiti. Non stupisce vederli con calzini spaiati o con una camicetta infilata nella tuta. Ed è proprio questo modo bizzarro e originale a ispirare i grandi stilisti, come ammette Giorgio Armani. “Spesso le mie collezioni nascono dall’osservazione dei giovani, in particolare di quelli che sembrano non seguire la moda. Certi accostamenti di colori e tessuti sono eccezionali”. E poi dicono che i grandi non copiano...
Firmati, comunque, dalla testa ai piedi oppure casuals, sportivi o rapper, i ragazzi delle tribù modaiole affidano al look la “missione” di farli sentire “qualcuno”, dentro un gruppo che ha il suo abbigliamento, i suoi luoghi preferiti, i suoi riti. Con il rischio, però, che questa voglia di distinguersi, li renda fotocopie degli altri, trasformandoli in signori “nessuno”. A meno che, la “carrozzeria” e gli optional non nascondano una grande persona “dentro”.
PATRIZIO PALLADINO